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All Blacks e Springboks, quando lo sport ha il potere di unire una nazione e cambiare il mondo

Sun Tzu, il generale cinese che visse tra il VI e il V secolo a.C. e autore di uno dei più importanti trattati di strategia militare di tutti i tempi, L’Arte della Guerra, disse: “ogni battaglia è vinta prima di essere combattuta”.

Una massima citata da Gordon Gekko, lo spietato mediatore interpretato da Michael Douglas in Wall Street, film cult degli anni ’80 che raffigura l’estrema incoscienza commerciale del fiorente mondo della finanza diretto da Oliver Stone nel 1987. La stessa idea è anche alla base del (o della, c’è ancora l’antico dilemma sul genere di questa danza) terrificante haka che gli All Blacks, i temuti membri della squadra nazionale di rugby della Nuova Zelanda, con una divisa tutta nera e la caratteristica foglia di felce bianca (da cui viene il soprannome), si sono esibiti all’inizio della partita di fronte alla squadra avversaria dal loro primo tour del 1884 in Australia.

L’ aspetto posseduto dei muscolosi giocatori degli All Blacks, le urla comandate dal loro capitano, che conduce la performance gridando frasi incomprensibili ma ugualmente spaventose, i gesti che provengono da una violenza antica e primordiale: tutto questo non può che insinuare un profondo terrore negli avversari, ostacolando ogni speranza di vittoria.

Gli invincibili All Blacks

Tuttavia, se l’antica danza Maori rimane uno degli elementi più riconoscibili di questa straordinaria squadra, e sicuramente il più spettacolare, gli All Blacks sono anche considerati la squadra di rugby più forte di tutti i tempi. Ed è sicuramente grazie a loro e a questa folkloristica danza di guerra che anche questo sport ha assunto sempre più popolarità negli anni, fino a diventare una delle scelte di punta in tema di giocate online. Quali sono i migliori bookmakers su cui scommettere è una buona domanda, infatti, soprattutto durante il 6 Nazioni di rugby è sempre bene informarsi sulle condizioni atletiche di ogni squadra al momento, prima di puntare.

Fondata nel 1892 e attiva a livello internazionale dal 1903, la squadra neozelandese degli All Blacks ha vinto 447 delle 577 partite giocate, con un tasso di vittoria del 77%, diventando così il club internazionale di maggior successo nella storia del rugby.

Rivalità con gli Springboks sudafricani

Come per ogni grande squadra, anche gli All Blacks godono di una storica rivalità che ne ha contribuito la fama: con gli Springboks sudafricani. Questa iniziò nel 1921, quando il tour degli Springboks in Nuova Zelanda, sede degli All Blacks, si concluse con una vittoria e un pareggio ciascuno. Tuttavia, è passato alla storia, non solo a quella dello sport, più di settant’anni dopo, durante la finale della Coppa del mondo di rugby, che si è tenuta in Sudafrica tra maggio e giugno 1995. L’evento ha avuto luogo esattamente un anno dopo che Nelson Mandela è entrato in carica come presidente dopo 27 anni di reclusione e un anno dopo la caduta del vecchio regime di apartheid. Gli All Blacks sono stati i favoriti per la vittoria finale, grazie ad uno dei giocatori più forti Jonah Lomu, generalmente considerato la prima vera superstar al mondo di rugby e uno dei più grandi giocatori di rugby di tutti i tempi. Nonostante però la sua presenza in squadra, la nazionale neozelandese perse la finale, si narra a causa di una intossicazione alimentare di molti atleti.

La vittoria degli Springboks contro gli All Blacks fu il simbolo della rinascita di una nazione

La vittoria sudafricana contro gli All Blacks si è rivelata fondamentale nel processo di integrazione voluto da Mandela. Gli Springbok erano infatti il ​​simbolo dell’orgoglio bianco afrikaner, e per questo motivo la popolazione nera li detestava (la squadra era in realtà composta quasi interamente da giocatori bianchi), tifando spesso per le squadre avversarie. Una sorta di razzismo al contrario rispetto a quello che noi “bianchi” conosciamo come usuale.

Mandela, che in realtà amava il calcio più del rugby, capì che una vittoria per la squadra in casa, specialmente contro gli All Blacks, avrebbe potuto essere politicamente importante. Pertanto, decise di incontrare il capitano François Pienaar prima della finale, creando un rapporto di reciproco rispetto e affetto che alla fine ha portato all’imprevisto successo: uno straordinario simbolo del riavvicinamento tra bianchi e neri, rafforzando il processo di riconciliazione nazionale, fondamentale per il futuro di Paese.

Ancora una volta, un evento sportivo ha attraversato i suoi confini per entrare nel più ampio regno della storia. Incoronando il rugby simbolo di rispetto verso l’avversario, valore racchiuso nel terzo tempo, quello in cui la squadra ospite offre cibo e bevande all’avversario e al suo pubblico, avvalorando così l’idea che “fuori dal campo siamo tutti la stessa famiglia”.

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