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Arabia Saudita: donne finalmente alla guida. La svolta epocale

Riad, Arabia Saudita. E’ sera, c’è aria di festa, gira musica commerciale a tutto volume. La gente si riversa per le strade, raggiungendo la piazza. Luci illuminano a tratti la folla, uomini e donne ballano insieme in un clima di momentanea parità fra sessi. Un clima degno del millennio in cui ci troviamo. Ma già il 23 settembre, giorno della festa nazionale, tutti hanno ballato per le strade di Riad e si respirava aria di speranza e rinnovamento nel Regno del Saud. La riprova che una società orientale evoluta, oltre i modelli dell’islam radicale fosse davvero possibile. Un’evoluzione che è una svolta epocale e che trova conferme nella decisione di oggi, del Re Salman di consentire alle donne di guidare. Le prime patenti a partire da giugno 2018.

Una “nuova” Arabia Saudita, proiettata nel 2017

Il principe Mohammed bin Salman sfida gli anacronismi e i religiosi vecchio stampo. E rimuove uno dei divieti più assurdi in un’era di tecnologie, progresso e pratica vita quotidiana: le donne potranno guidare anche in Arabia Saudita. Quello che a noi può sembrare un diritto legittimo, per semplificare le frenetiche giornate lavorative e private di tutti, fino ad oggi era semplicemente inammissibile in questa splendida terra d’Oriente. È sicuramente una rivoluzione storica, un simbolo potente della volontà di stare al passo con i tempi. Una scelta, una decisione che non si limita al decreto imperiale in sé, ma che avrà indubbiamente un impatto importante sulla vita sociale, i costumi e la cultura del posto. Senza tralasciare nemmeno l’economia.

Un forte segnale è stato lanciato al popolo: l’erede al trono dei Saud è determinato a proseguire con tenacia e fermezza con la serie di riforme. E, cosa più importante, in quest’epoca di “cristallo”, dove gli equilibri diplomatici fra nazioni sembrano vacillare a divenire partner dell’Occidente in armonia perfetta con i tempi in cui viviamo. E la parità fra donne e uomini deve essere una priorità nel 2017.

Sembra strano pensare che metropoli dai contorni avveniristici e skyline suggestivi e hi-tech,come Riad e molte altre, in Arabia Saudita vivano ancora nel passato ma è utile comprendere che il Wahhabismo, “religione di Stato”, sia una corrente davvero conservatrice, fino agli estremi, dell’Islam. E che il peso esercitato dagli Ulema, casta religiosa composta da dotti di vario tipo e spesso brutalmente anti-occidentale, sia dunque altissimo.

Il divieto pur non avendo effetto immediato ha scatenato una gioia senza precedenti:  proprio a Riad decine di migliaia di persone sono scese in strada. Donne e uomini assieme, a cantare, ballare. Non sono mancati i clacson delle auto che suonavano impazzite; come se finalmente si fosse dischiuso quel germoglio prezioso che sapeva d’esser davvero  l’Arabia Saudita, ma che non aveva finora avuto il coraggio di divenire quel fiore bellissimo che invece è. Un fiore che non riusciva a sbocciare a pieno, nel Regno da secoli, soffocato com’era fra le spire di un habitat austero e conservazionista.

Chi è l’erede al trono che sta rivoluzionando l’Arabia Saudita

Mohammed bin Salman, 31 anni, è l’espressione di una nuova generazione di monarchi che sta per ascendere al potere. La scelta di Re Salman di nominarlo suo erede si è rivelata vincente. Al suo posto, avrebbe potuto esserci il cugino cinquantenne, Mohammed bin Nayef e non sappiamo se saremmo giunti, con lui allo stesso risultato. Ma la scelta di nominare il più giovane Salman non è dettata da scelte sentimentali… è una spinta all’acceleratore. Allo stato attuale in Arabia Saudita il 65% della popolazione è composta da giovani sotto i trent’anni.

Di loro,  molti hanno spesso precedentemente viaggiato e studiato all’estero e i propri orizzonti sono dunque già proiettati verso il futuro; se si aggiunge allo stato demografico di questa terra, che fa da istantanea all’esatto momento storico in cui si trova anche la crisi scatenata dal prezzo del petrolio, dimezzato e che porta via con sé consensi del popolo è facile comprendere quali interessi abbiano mosso la Casa Reale dei Saud verso questa nomina, per non esserne travolta.

Il giovane, futuro Re Salman che sta riformando l’Arabia Saudita

Il giovane Mohammed bin Salman ha ideato un programma di riforme per modernizzare l’economia.  Uno dei punti fondamentali per lui è l’aumento della partecipazione femminile al lavoro; a tutt’oggi il tasso di occupazione per le donne è infatti solo del 22%.

Guidare distrugge le basi della famiglia e della moralità

La decisione segna una vittoria del principe, come detto sugli ulema più conservatori. Negli anni, come la storia ci insegna gli stessi hanno imposto rigidamente l’applicazione della sharia e dei precetti coranici. Solo nelle scorse settimane ha fatto il giro del mondo la notizia di alcuni arresti fra i religiosi islamisti più in vista e con questo proprio Mohammed Bin Salman ha dato un segnale netto. Ovvero che le riforme non si fermeranno. Fino ad oggi gli ulema hanno bloccato quasi  ogni tentativo di migliorare la parità fra sessi e consentire alla donne i diritti più basilari.

Spesso si è giunti a sostenere ridicole tesi per difendere il divieto alla guida. Alcuni dei “dotti” che compongono la casta parlarono di possibili danni alle ovaie a causa proprio della guida, mentre è tesi comune fra loro che lasciare alle donne la possibilità di muoversi libere in città “distruggerebbe le basi della famiglia e della moralità“.  Da anni le associazioni per la difesa dei diritti umani, insieme alle  attiviste si sono battute contro questo divieto.

E non si contano gli innumerevoli arresti delle giovani donne che, in difesa dei propri diritti si sono poste alla guida, a volte sole, altre in gruppo, pur indossando il velo, il niqab e l’abaya, il tradizionale abito nero. Oggi, queste coraggiosissime donne, hanno vinto. “Questa è una grande vittoria per noi”, ha commentato soddisfatta Latifa Shaalan del Consiglio della Shura ad Al Arabiya. “Abbiamo combattuto per decenni su questo tema, e ogni volta ci veniva detto che non era il momento giusto”.A partire da giugno 2018 dunque, saranno rilasciate le prime patenti e finalmente, anche le saudite potranno guidare.

La notizia è stata data congiuntamente con Washington, a dimostrazione che una collaborazione fra i due Paesi possa esser realmente possibile. E un portavoce USA ha così affermato “si tratta di un grande passo verso la giusta direzione”. Su Twitter è stato subito rilanciato  il comunicato della Casa Bianca. Nel Regno del Saud, antico e prezioso la strada che traccia lotta alla democrazia e i diritti umani è ancora lunga ma da oggi appare più sgombra che mai.

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