Attualità

“L’ultima prova”, il romanzo dei detenuti del carcere di Nisida

Le parole del romanzo “L’ultima prova” arrivano dal carcere minorile di Nisida, Napoli ed è stato scritto dal collettivo di giovani detenuti e scrittori che si sono chiamati “i nisidiani”. Il romanzo “l’ultima prova” è stato curato dalla Professoressa Maria Franco che insegna italiano, storia e educazione civica da 35 anni ai ragazzi del carcere di Nisida. Da 10 anni ha ideato un laboratorio di scrittura creativa dal quale quest’anno è uscito il romanzo “l’ultima prova”, una raccolta di racconti pubblicati da Guida editore per la collana per il sociale.

Carcere Nisida

Questo romanzo è stato scritto dal collettivo “i nisidiani”e ne fanno parte alcuni detenuti con scrittori come Viola Ardone, Riccardo Brun, Daniela De Crescenzo, Maurizio De Giovanni, Antonio Menna, Valeria Parrella, Patrizia Rinaldi. Un esperimento straordinario che ha permesso uno scambio di idee, di opinioni, di stili di narrazione diversi tra due realtà, quella di dentro e quella di fuori.

“L’ultima prova” è un appello a mettere a fuoco gli errori della propria vita, è appunto l’ultima prova prima di uscire e per non commettere ancora gli stessi errori che hanno portato quei giovani ad essere lì a Nisida. Non è stato facile mettere insieme la vita di fuori degli scrittori con le sensazioni e i pensieri controversi di questi ragazzi che vivono una situazione precaria della loro vita, una ultima prova che può consentire loro un riscatto o una definitiva perdizione, una ultima chance che può portare alla redenzione o continuare la strada dell’autodistruzione. Storie difficili da raccontare su carta e che hanno impegnato gli scrittori coinvolti a non far emergere solo la disperazione di questi giovani detenuti ma anche qualche spiraglio di luce. L’obiettivo degli scrittori è stato quello di far capire che la parola scritta o raccontata può essere salvifica. Lo stesso obiettivo che hanno il Direttore di Nisida, la Professoressa Franco e tutti gli operatori che agiscono nel carcere. La strada è tutta in salita ma l’impegno è quello di portare avanti questo laboratorio di scrittura che possa permettere ancora di produrre altri romanzi e sperare che la parola possa far diventare adulti consapevoli questi ragazzi.

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