Economia

Cosa sono i Corona Bonds? Significato e funzionamento dei titoli europei

Cosa significa l'espressione Corona Bond? Come funzionerebbero questi bond europei comuni qualora fossero approvati.

I Corona Bonds sono lo strumento che Francia e Italia vorrebbero che l’Europa usasse per aiutare gli Stati europei a far fronte all’emergenza Covid-19. Ecco come funzionano.

La pandemia di Coronavirus sta mettendo l’Europa e il mondo dinnanzi a una situazione di portata mai vista almeno negli ultimi sessant’anni. Anche l’Unione Europea è stata costretta a scelte impensabili solo un paio di mesi fa come la sospensione del Patto di Stabilità ma adesso al vaglio degli Stati europei c’è ancora un’ulteriore possibile passo, vale a dire l’emissione dei così detti Corona Bond, cioè dei bond comuni tra tutti i Paesi europei.

Cosa sono i Corona Bonds?

Corona Bonds è il possibile nome che si potrebbe dare a uno strumento che prevederebbe l’emissione di titoli di debito comuni tra tutti gli Stati dell’Unione Europea. In sostanza in questo modo sarebbe l’Europa a fare da garante sui nuovi debiti da contrarre per la gestione dell’emergenza sanitaria in modo tale che anche Paesi ”più deboli” sui mercati come, per esempio, l’Italia possano accedere al credito senza doversi fare carico di tassi d’interesse troppo alti.

In poche parole si tratterebbe della messa in comune del nuovo debito che un po’ tutti i Paesi dell’Unione dovranno contrarre per le spese straordinarie da affrontare per ”tenere in freezer” l’economia in attesa della graduale riapertura di tutte le attività. Lo scopo è quello di evitare che sui possano scatenare degli attacchi speculativi nei confronti dei singoli Stati che potrebbero vedersi costretti a offrire tassi di interesse troppo alti per convincere gli investitori privati a prendersi il rischio di prestare denaro a questi Paesi.

Le misure alternative ai Corona Bonds

Al momento l’alternativa agli Euro Bond sono i pochi strumenti che la BCE sta mettendo in campo per tenere sotto controllo i tassi di interesse ed evitare che gli Stati si trovino in difficoltà nel reperire risorse sui mercati. L’arma principale è quella del Quantitative Easing, vale a dire l’acquisto straordinario di titoli pubblici o privati al fine di tenere i tassi di interesse a un livello accettabile non costringendo gli Stati a sottostare a tutte le richieste degli investitori privati. Al momento sono 750 i miliardi di euro messi in campo dalla BCE per questo tipo di operazioni ma, almeno stando alle recenti dichiarazioni dei vertici della Banca Centrale Europea, si è pronti a fare molto di più.

Chi è a favore dei Corona Bonds?

A favore dei Corona Bonds ci sono Italia e Francia che per prime hanno chiesto all’Unione Europea strumenti particolari per aiutare gli Stati a fare debito in questa delicatissima fase. Appare evidente come questa ”messa in comune” del novo debito sia una vera e propria manna dal cielo per tutti quegli Stati che già sulle spalle hanno un debito non proprio trascurabile.

Già il ”bazooka” dei 750 miliardi di euro di QE sparato dalla BCE ha sedato un po’ i mercati mettendo un freno alla crescita dello spread che era tornato a livelli davvero difficili da sostenere nel lungo periodo per il nostro Paese. Un intervento ancora più deciso da parte dell’Europa con i Corona Bonds ci metterebbe ancora di più al riparo da attacchi speculativi togliendoci almeno l’enorme preoccupazione di non riuscire a piazzare i nostri titoli di Stato a condizioni accettabili.

Chi è contrario ai Corona Bonds?

I Paesi contrari all’emissione di Euro Bonds sono, come al solito, quei Paesi che negli anni hanno maggiormente sostenuto la linea del rigore. A capo di questa coalizione ”anti-debito” c’è la Germani che di certo non impazzisce dalla gioia nel dover condividere il debito di Paesi che ha sempre considerato eccessivamente disinvolti nella spesa pubblica.

Nell’elenco dei falchi intransigenti figurano anche gli Stati del Nord Europa e l’Olanda che è stata la prima a far sentire la sua voce contro questa ipotesi di condivisione del debito considerata iniqua poiché, a suo dire, favorirebbe chi non è stato bravo ad amministrare le sue finanze prima di questa grande crisi.

Come dovrebbero funzionare i Corona Bonds?

I Corona Bonds dovrebbero essere emessi dalla Banca Europea per gli Investimenti per mettere a disposizione degli Stati risorse per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. I fondi spesi per questa necessità comunque non dovrebbero essere prese in considerazione nel calcolo del deficit dei singoli Stati.

Cosa succede se non arrivano i Corona Bonds?

Se le resistenze dei Paesi più ”rigoristi” dovessero essere premiate e non si arrivasse all’emanazione di Euro Bonds le conseguenze per alcuni Stati potrebbero essere abbastanza negative. Il principale problema, come detto, sarebbe quello di riuscire a reperire risorse fresche sui mercati finanziari a tassi di interesse accettabili. Se ciò non dovesse avvenire, ovviamente, ci sarebbe una pesantissima limitazione delle risorse a disposizione dei Paesi per sostenere la propria economia in questo periodo di rallentamento.

In questi giorni è tornato ad aleggiare su tutta l’Europa il famigerato MES, vale a dire quel meccanismo che, in buona sostanza, offre aiuti economici a uno Stato in gravissima difficoltà in cambio dell’impegno ad applicare pesanti misure di austerity. In una fase dove, come affermato da tanti autorevoli economisti, non si può far altro che garantire quanta più liquidità possibile all’economia, costringere gli Stati a osservare regole troppo stringenti potrebbe limitare troppo la possibilità del pubblico di tenere vivo il privato in questo terribile periodo.

Se determinati Stati europei dovessero sentirsi ”strangolati” dall’Europa in questa fase di estrema crisi potrebbero anche cedere alle lusinghe di altre potenze in grado di offrire aiuti immediati in cambio di un futuro appoggio geopolitico e ciò potrebbe causare uno sconvolgimento irreversibile dello scenario mondiale.

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Emanuele Terracciano

Nato ad Aversa (CE) il 22 agosto 1994 e laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Salerno. Collaboro con i siti di Content Lab dal 2015 occupandomi di sport, politica e altro.
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