Cos’è Eunomia? Intervista al presidente Francesco Lotito
Francesco Lotito è il presidente di Eunomia, un'associazione no profit che si occupa di organizzare attività formative e politiche.
Eunomia è un’associazione no profit che si occupa di realizzare attività formative in ambito culturale e politico. Oggi cercheremo di capire meglio cos’è Eunomia e cosa fa, parlando con il prof. Pier Francesco Lotito, Presidente dell’associazione.
- Come nasce Eunomia, quando e perché?
Nasce nel 2005, come associazione di impegno civile tra un gruppo di amici (Enzo Cheli, Leonardo Morlino, Dario Nardella, Andrea Simoncini, me stesso ed alcuni altri). Prendemmo spunto da un richiamo dell’allora Presidente della Repubblica, Ciampi, sulla necessità di formazione di «una nuova classe dirigente». Ci chiedemmo, cosa possiamo fare – nel nostro piccolo – per far dialogare su temi concreti giovani di estrazione politica diversa, in modo da contribuire a coltivare in loro un senso civico condiviso? Le nostre iniziative cercano di essere una risposta a questa domanda.
- Dove avete sede e come vi finanziate?
Siamo una associazione non riconosciuta, con un’organizzazione molto leggera. Abbiamo una sede legale presso una struttura di nostri associati, ma – per intenderci – non abbiamo degli spazi a nostra esclusiva disposizione, in quanto comporterebbero dei costi per noi non sostenibili. I nostri eventi sono organizzati presso strutture open space, come Villa Morghen a Settignano che ci ha ospitato nelle passate edizioni del nostro Master; quest’anno eravamo (fino al lockdown) presso il Centro Studi CISL di Firenze. In altre occasioni i nostri eventi si sono tenuti in sale dello Spedale degli Innocenti a Firenze. Il finanziamento è raccolto anno per anno, con inevitabili difficoltà, da sostenitori che di volta in volta accettano di contribuire ai nostri eventi, la cui organizzazione assorbe la totalità delle nostre risorse. Ovviamente la nostra attività, come soci e organizzatori, è totalmente a titolo volontario e gratuito.
- Quali sono le principali attività e a chi sono rivolte?
Le nostre attività sono state finora concentrate su due eventi: il principale è l’edizione annuale di EunomiaMaster (siamo alla XV edizione), ad inizio anno; poi c’è l’Annual Meeting, che è giunto alla undicesima edizione (la prossima nel 2020), che speriamo di poter organizzare dopo l’estate. Il nostro Master (in realtà sono 4 weekend, venerdì e sabato, dedicati ad una serie di incontri di approfondimento e dibattiti) è riservato ad un gruppo di partecipanti, poco più di 50, che di volta in volta il Comitato scientifico individua sulla base delle domande e dei curricula pervenuti. Sono tutti “under 40” impegnati civilmente e interessati ai nostri temi, che individuiamo in modo da assicurare la diversità di estrazione formativa, culturale, lavorativa ed anche politica, oltre che la massima rappresentanza dei territori, infatti provengono da quasi tutte le Regioni.
- Quali contributi avete dato negli anni alla programmazione della vita politica e socioeconomica italiana ed europea? Con quali risultati?
Il nostro contributo non è – e non può essere – diretto, proprio per la natura della nostra associazione. Molti dei nostri ‘eunomisti’ sono impegnati in politica, spesso anche con ruoli istituzionali in enti territoriali, partiti o movimenti, ma Eunomia è soltanto un luogo di incontro, dibattito e riflessione tra persone che difficilmente si sarebbero potute incontrate tra loro, anche per la diversità dei loro percorsi individuali. Forse proprio per questo, dai nostri incontri nascono spesso belle amicizie tra loro e con noi, nel rispetto delle differenti visioni; ma ci sentiamo parte di una stessa comunità che ama i nostri territori e condivide moltissimi valori.
Quali sono state le iniziative che avete portato avanti negli anni e quali quelle di cui siete più orgogliosi?
Sono quelle cui accennavo in precedenza e siamo sinceramente orgogliosi del lavoro fatto sinora, nel nostro piccolo.
- Quanti sono attualmente i soci? Quanti nei vari territori italiani ed europei? Chi fa parte oggi del direttivo e con quali deleghe?
Siamo un piccolo gruppo di soci, sin dalla fondazione, quasi tutti ‘fiorentini’, per così dire. Il nostro scopo non è quello di raccogliere adesioni alla associazione, ma di far dialogare le persone che scelgono di partecipare ai nostri eventi. Detto questo, sono convinto che, anche senza tessere e quote di adesione, la gran parte dei nostri ‘eunomisti’ – che, come accennavo, provengono da tutte le regioni italiane – sente che Eunomia è una casa virtuale a loro disposizione, senza condizionamenti culturali o di altra natura. L’associazione ha un piccolo consiglio direttivo, che presiedo e Andrea Simoncini coordina il Comitato scientifico.
- Qual è il vostro rapporto con le amministrazioni, locali, nazionali ed europee?
Non abbiamo rapporti formali con amministrazioni o istituzioni, coltiviamo con piacere un contatto molto positivo con l’ANCI (l’associazione dei Comuni) che ha accettato di divulgare l’informazione sulle nostre iniziative, tutto qui. Ci rivolgiamo soprattutto alla società civile e alle persone impegnate in essa.
- In quali territori l’Associazione è più presente?
Fino ad oggi la Toscana e, in particolare, Firenze sono stati i nostri luoghi di elezione. Non escludiamo di organizzare eventi mirati anche altrove, finora è capitato poche volte.
- Com’è il rapporto con le altre Fondazioni e think – tank che operano nel vostro stesso campo? In che modo, se lo fate, collaborate?
Non abbiamo rapporti formali con altri soggetti, ma ciascuno di noi soci ha rapporti personali con varie strutture, nella massima libertà individuale.
- Quali sono le iniziative o le attività che avete in mente per il futuro?
Il nostro obiettivo è semplicemente di poter continuare a promuovere le nostre consuete iniziative e – le posso assicurare – di questi tempi non è facile.
Qual è la situazione in Italia ed in Europa dal vostro punto di vista? Vedete dei cambiamenti nell’ultimo periodo?
Posso darle soltanto un’opinione personale. La situazione europea è certamente delicata, le ragioni di tensione economico-sociale sono molte e il processo di federalizzazione è di là dal potersi dire compiuto; ma, sia chiaro, dell’Unione europea non credo si possa fare a meno, se mai bisogna fare in modo di migliorarne meccanismi e procedure senza burocratismi.
Per l’Italia, la situazione – spiace doverlo dire – sembra ancora più difficile: pesa un sistema normativo e amministrativo al di fuori dal tempo storico che viviamo, una fiscalità inadeguata e un sistema istituzionale che non è stato scelto a suo tempo per decidere, esigenza sempre più indifferibile; ma le energie positive del paese sono davvero tante e moltissime sono riposte in quella immensa risorsa che sono le generazioni più giovani. Nel complesso, anche grazie allo sguardo da Eunomia, mi sento di essere ottimista sul futuro.
- In cosa bisogna investire per migliorare?
Sui momenti e le occasioni di effettivo dialogo tra i nostri giovani, tra i nostri territori così diversi e con le altre realtà europee, per poi affacciarsi al mondo. Perché proprio i nostri giovani possano ragionare sul futuro possibile e sappiano sceglierlo al meglio.