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Cosa significa pensiero strategico? Intervista a Francesco D’Arrigo

L’Istituto Italiano di Studi Strategici “Niccolò Machiavelli” è un’associazione culturale nata nel 2010 dall’iniziativa di un gruppo di studiosi provenienti da diversi campi che hanno deciso di unire le forze per provare a rilanciare l’esigenza di un pensiero strategico in Italia.

Oggi cercheremo di capire meglio cos’è e cosa fa, parlando con Francesco D’Arrigo, direttore e socio fondatore dell’Istituto Italiano di Studi Strategici “Niccolò Machiavelli”.

  • Come nasce l’Istituto, quando e perché?

Secondo i soci fondatori dell’IISS Machiavelli, facenti parte di una rete internazionale di giovani ricercatori, di esperti e studiosi, in Italia mancava, in ambito accademico e culturale, un’approfondita riflessione strategica su temi inerenti la sicurezza nazionale e sul ruolo del nostro Paese nel mondo. Tale carenza era resa ancora più evidente dal contesto strategico internazionale caratterizzato da alti livelli di competitività e dinamicità nonché da uno spostamento verso est del baricentro delle relazioni politiche ed economiche mondiali.

L’Istituto Italiano di Studi Strategici “Niccolò Machiavelli”, è stato costituito a Roma nel 2010 con l’obiettivo di promuovere gli studi strategici in Italia al fine di contribuire, assieme ad Istituzioni, imprese, associazioni, editori, centri accademici nazionali ed esteri, allo sviluppo ed alla diffusione di una cultura strategica nazionale.

Anche con la scelta del nome e la progettazione del logo (ideato dal sottoscritto) abbiamo voluto creare un brand di assoluta identificazione con tutto ciò che l’Italia rappresenta nel mondo e la visione geopolitica dell’iniziativa culturale perseguita dai soci fondatori.

L’Istituto “Niccolò Machiavelli” é stato progettato come un centro di analisi e riflessione sul modello dei più importanti think-tank anglosassoni, contribuendo in tal mondo alla rinascita del pensiero strategico nazionale ed all’elaborazione di un’efficace e coerente grand strategy italiana.

L’attività dell’Istituto si focalizza su tre aree principali: analisi, ricerca, formazione. Inoltre, l’Istituto organizza, in partnership con istituzioni italiane e straniere, il Global Strategic Forum, incontri e briefing di livello internazionale funzionali all’inserimento dell’Italia nel dibattito strategico – politico ed economico – mondiale. Dibattito dal quale l’Italia è solitamente esclusa.

Nel campo della ricerca l’Istituto mira a creare sinergie operative per sviluppare gli studi strategici – da sempre carenti in Italia – con particolare attenzione a strategic affairs e “grand strategy”.

  • Dove avete sede e come vi finanziate?

La nostra sede principale é a Roma ma la nostra rete di partnership ed esperti ci garantisce sedi operative in ogni continente.

Ci finanziamo attraverso le quote associative e le attività che svolgiamo. Purtroppo in Italia i fondi per la ricerca sono assolutamente insufficienti e le poche risorse economiche che le istituzioni erogano per le organizzazioni come le nostre vengono assegnate attraverso criteri di spoil system , favorendo le fondazioni politiche. Essendo il nostro istituto assolutamente indipendente ed apolitico, non abbiamo mai usufruito di alcun finanziamento pubblico.

  • Quali sono le principali attività e a chi sono rivolte?

Grazie alla nostra vasta rete di rapporti,che coinvolge stabilmente alcuni dei principali esponenti internazionali del mondo degli studi strategici, l’Istituto Machiavelli effettua, in sinergia e collaborazione con altre organizzazioni (università, think tank, centri di ricerca, corporate) sia italiane che estere, attività di analisi e ricerca scientifica su temi che concernono gli affari internazionali, la cultura dell’intelligence e della sicurezza nazionale, il terrorismo e la violenza politica sul piano nazionale ed internazionale, il fenomeno delle criminalità organizzate; il ruolo delle Forze Armate ed i modelli di difesa nazionale, la tutela e lo sviluppo delle industrie e delle infrastrutture strategiche nazionali, la tutela e la valorizzazione dei beni di interesse artistico, storico, della natura e dell’ambiente, ed altre attività di rilevazione dell’opinione pubblica e di solidarietà sociale.

I corsi di alta formazione on demand, invece, vengono erogati dalla School of Global Strategies (il nuovo sito sarà inaugurato a breve) e sono progettati in favore di esponenti del mondo politico e istituzionale, funzionari civili e militari dello Stato, dirigenti di imprese, dei media e dei centri non-governativi, oltre che per studenti, analisti e ricercatori.

  • Quali contributi avete dato negli anni alla vita sociale e culturale italiana ed europea? Con quali risultati?

In quasi 10 anni di attività, oltre alla formazione on demand ed i briefing riservati erogati dalla School of Global Strategies, abbiamo realizzato studi multidisciplinari, indipendenti ed evidence-based su tematiche di grande rilievo per la competitività del Sistema-Paese formulando proposte policy-oriented. Con un approccio sistemico ed integrato abbiamo realizzato analisi sui trend globali emergenti in campo politico, economico, militare, tecnologico e finanziario fornendo ad organizzazioni ed un’adeguata visione e prospettiva strategica. I nostri ricercatori ed esperti, facendo ricorso alle più efficaci tecniche di analisi strutturata, hanno elaborato scenari e studi previsionali, analisi strategiche, horizon scanning e risk assessment realizzando un interscambio permanente con i principali centri internazionali di riflessione strategica. Abbiamo anche dedicato particolare attenzione alle attività di ricerca e sviluppo nei campi della pianificazione strategica, del decision-making e della leadership ponendoci come punto di sintesi tra le esperienze maturate in ambito militare, politico ed economico-finanziario.

  • Quali sono state le iniziative che avete portato avanti negli anni e quali quelle di cui siete più orgogliosi?

L’iniziativa della quale siamo più orgogliosi è rappresentata dal nostro Forum Strategico,strutturato in incontri riservati che l’Istituto organizza al fine di promuovere il dialogo tra decision maker, rappresentanti delle istituzioni, diplomatici, industriali, economisti, giuristi, militari, esperti di comunicazione e scienziati italiani ed esteri. Attraverso il Forum l’Istituto Machiavelli sostiene il dibattito tra leader ed esperti nazionali ed internazionali sulla collocazione, sul ruolo e sulle strategie dell’Italia nel mondo. In tale ambito, nel febbraio del 2013, in collaborazione con il National Intelligence Council statunitense e con il patrocinio dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, abbiamo presentato per la prima volta nel nostro Paese, il report “A SNAPSHOT OF THE GLOBAL TRENDS 2030”. Si tratta del rapporto riservato che ogni quattro anni, il National Intelligence Council, centro di analisi strategica dell’Intelligence Community statunitense, sottopone al neo eletto Presidente degli Stati Uniti. Uno studio sulle tendenze strategiche globali per i successivi 15 anni. Tale report, denominato Global Trends, costituisce uno dei più rilevanti studi del settore a livello mondiale ed é stato presentato a Roma dal nostro socio Dr. Mathew BURROWS (Counselor of the National Intelligence Council). Un evento che ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.

  • Qual è il vostro rapporto con le amministrazioni, locali, nazionali ed europee?

I nostri esperti vengono frequentemente interpellati dalle istituzioni e dai media locali e nazionali, partecipano a diverse ricerche e call europee e sono autori di svariate pubblicazioni e policy.

  • In quali territori l’Istituto è più presente?

L’Istituto é italiano con sede principale a Roma ma attraverso le nostre partnership riusciamo ad assicurare una copertura pressoché globale.

  • Com’è il rapporto con le altre organizzazioni e think tank che operano nel vostro stesso campo? In che modo, se lo fate, collaborate?

L’IISS Machiavelli ha sottoscritto partnership con università, centri di ricerca, think tank, aziende, organizzazioni non governative ed esperti nazionali ed esteri, un vero e proprio nexus globale che rappresenta il nostro punto di forza e la nostra unicità rispetto ad altre organizzazioni che operano in Italia.

  • Quali sono le iniziative o le attività che avete in mente per il futuro?

Le prossime iniziative riguarderanno lo spin-off della School of Global Strategies quale ente di business indipendente per la formazione. Un innovativo centro interdisciplinare di alta formazione attraverso il quale metteremo a disposizione il nostro network internazionale di eccellenza per erogare master, briefing e corsi on demand di homeland security, strategic affairs, difesa, sicurezza nazionale, cyber, infowarfare, strategic intelligence.

  • Qual è la situazione in Italia ed in Europa dal vostro punto di vista? Vedete dei cambiamenti nell’ultimo periodo?

La nostra visione della situazione sociale ed economica italiana (elaborata prima della esplosione della Pandemia COVID-19) non può prescindere dal suo inquadramento nel contesto europeo e in seno alla Unione Europea. Le sorti dell’Italia sono in questo momento, più che in passato, strettamente legate all’andamento della crisi negli altri paesi dell’Unione e alle decisioni che in sede parlamentare a Bruxelles vengono prese, a volte, anche in contrasto con la politica economica, industriale e diplomatica italiana. Ne consegue, per le medesime ragioni, una diffusa, sostanziale insoddisfazione anche da parte degli altri paesi membri, che, come noi, nelle decisioni unitarie non vedono riconosciute le proprie istanze nazionali.

Tale delusione è alimentata dai risultati frustranti conseguiti dall’istituzione della valuta comune europea, che vede l’Inghilterra scegliere di svincolarsi definitivamente dall’Unione Europea e la Germania, in modo sempre più palese, imporre la propria politica monetaria all’Euro. In questo quadro l’Italia, dopo una entusiasmante fase di crescita economica iniziata nel dopoguerra, è tornata ad essere un Paese immobile e di retroguardia, senza una strategia definita e caratterizzato da una forte instabilità politica. Ciò a causa di una classe dirigente che non ha saputo o voluto attuare nel tempo le riforme indispensabili a mantenere il paese ai vertici della compagine europea adeguandolo alla nuova situazione geopolitica e rendendolo capace di esprimere adeguatamente il proprio soft power ed il ruolo che le competerebbe a livello globale.

Ne abbiamo ricavato una perdita consistente in tema di capacità negoziale e di influenza sulle decisioni deliberate da altre potenze europee, restando, tra l’altro, la preda più esposta alla aggressiva concorrenza asiatica e cinese. Questa perdita di “peso strategico” ha generato una ricaduta a noi sfavorevole anche nei rapporti con i paesi mediterranei, area nella quale non siamo riusciti a definire una nostra leadership.

Occorre però riconoscere all’Italia alcuni punti di eccellenza ed alcuni primati indiscutibili, ovvero alcuni settori dove perfino l’apparato pubblico registra successi che consentono al nostro paese di porsi come leader europeo in alcuni comparti.

Le nostre Forze Armate ad esempio, nel contesto delle missioni internazionali, sono ritenute un esempio di efficienza e professionalità. In modo analogo la nostra diplomazia vede riconosciuta a livello internazionale una indiscussa capacità di mediazione, la lotta al terrorismo ed il contrasto alla criminalità organizzata condotta dagli Italiani sono divenute case history ed esempi da seguire per molte forze dell’ordine internazionali.

Per il futuro e nell’ottica di riguadagnare il ruolo che per storia, attitudine nazionale e capacità compete all’Italia, è indispensabile rinegoziare la nostra presenza e funzione in seno agli Organismi internazionali, anche nel quadro di una diversa e più incisiva politica di sviluppo economico. Nel contempo occorre definire e lanciare una nostra nuova strategia industriale, tradizionalmente vittima della mancanza di coordinamento tra i vari attori sostenendo una forte politica infrastrutturale, ad oggi inadeguata a supportare lo sviluppo economico e sociale dell’Italia.

  • In cosa bisogna investire per migliorare?

Lo spostamento dell’equilibrio del potere internazionale ha ricadute in tutti i settori strategici, dall’industria alla ricerca alla cultura. È oramai chiaro che le nuove potenze stanno investendo ingenti risorse proprio nel campo della ricerca e dell’istruzione. Un investimento che le classi dirigenti di quasi tutti i Paesi, ad eccezione dell’Italia, percepiscono come altamente strategico per il loro futuro.

Bisogna assolutamente investire subito su progetti per la formazione, nella ricerca e nella commercializzazione di nuove tecnologie ricercando il contributo e la partnership di importanti soggetti industriali e finanziari. Bisognerebbe creare un grande fondo di investimento per le PMI nell’area scientifica e tecnologica, per finanziare ricerca e formazione. Sono decisioni importanti che nei prossimi decenni contribuiranno a stabilire nuovi equilibri geo-economici oltre che determinare il baricentro del governo mondiale.

Ecco il link al sito: www.strategicstudies.it

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