Attualità

Indie Pride Bologna 2018: Data e Artisti

“Un bacio contro omofobia, bullismo e sessismo”,
La campagna di sensibilizzazione lanciata da Indie Pride, associazione no-profit con sede a Bologna che da anni si propone di unire artisti e addetti ai lavori del mercato discografico per dire no a omo-transfobia, sessismo e bullismo. Indie pride nasce a Bologna nel 2012 e quest’anno giunge alla sua settima edizione. Ha il suo inzio con la Carta d’Intenti, un documento per un vero impegno sui temi di Indie Pride, che già nel 2017 è stato sottoscritto da molti musicisti e operatori e che quest’anno sta ampliando il suo bacino di sostenitori. Indie pride nasce dal bisogno di parlare attraverso la musica di argomenti taciuti per troppo tempo, nasce dalla voglia di sensibilizzare e difendere le diversità e il rispetto di tutte le minoranze. Come sottolinea l’associazione, dalla sua nascita a oggi alcune cose sono cambiate in meglio, ma ci sono stati molti peggioramenti:“esternazioni da parte dei politici cruente, insulti e offese a musiciste prese di mira solo perché donne (recente ed un clima crescente di preoccupante odio verso qualsiasi persona e/o minoranza che esca da un’ipocrita quanto presunta normalità”. “ Siamo inorriditi dal razzismo di alcuni italiani e siamo arrabbiati con questo governo falso, ipocrita,colluso e ladro. Siamo imbarazzati dalla legittimazione di questi reati, siamo indignati dal linguaggio sui social, sui giornali, sulla bocca di certi politici e dal silenzio di altri. Noi a tutto questo non ci stiamo, non ci staremo mai”. Queste le parole dei ragazzi e le ragazze dell’associazione.

“Nel processo educativo l’identità di genere viene fatta coincidere con un determinato ruolo nella società o con comportamenti specifici. Credo che se ci liberassimo di tutto ciò potremmo tutti vivere una versione più autentica di noi stessi”.Anna Calvi
Il bacio sulla lotta, così viene definito un sostenitore dell’Indie Pride, porta molti nomi e molte attività. A cominciare da Anna Calvi , cantautrice di successo che torna con il suo nuovo album, Hunter, che è una riflessione sulle distinzioni legate all’identità di genere sessuale. Alle origini di questa storia c’è un cuore spezzato: quello di Anna Calvi, che dopo la fine di una relazione di otto anni con un uomo, si innamora di una donna e scappa con lei a Strasburgo a scrivere e a comporre. L’intimità e le riflessioni sull’identità di genere vengono sviscerate in presa diretta, in pezzi come As a Man e Alpha ,l’ascoltatore viene attraversato da uno stimolante flusso di coscienza in cui l’autrice condivide stati d’animo a lei prima inediti. Alpha, aggettivo che solitamente viene usato parlando di un uomo. “Indica forza e siamo abituati a pensare alla forza come a una qualità maschile. Proprio per questo ho voluto raccontare la storia di una donna alfa, una donna che cerca il controllo e combatte la vulnerabilità. Dice Anna in una delle sue interviste.“ Non voglio scegliere tra il maschile e il femminile che è in me. Oggi i ragazzi concepiscono la loro sessualità e tutto quello che ne deriva in modo molto più fluido do noi adulti. È in corso già da tempo un cambio di mentalità che va nella direzione opposta rispetto alle istanze di molti politici. La società è più avanti della politica, il che è folle”. E da qui il suo album e il titolo Hunter, cacciatrice. Perché la donna non è solo preda. Perché Anna, donna e artista di 37 anni riesce ad essere elegante e rock, donna preda e cacciatrice.

Nel disco, come in questo brano, Don’t beat the girl out of my boy, c’è la ricerca di una crescente libertà. La sfida di Anna è lavorare sulla propria forza senza strategie, senza copiare gli uomini, cercando di essere il più possibile sincere rispetto alle proprie fragilità: essere onesti con se stessi richiede un enorme coraggio.
Un altro sostenitore è Andrea Giuliano, l’italiano perseguitato dai neonazisti ungheresi perché gay. Sfuggito a tentati attacchi anche sul posto di lavoro, è adesso in attesa che la corte di Strasburgo possa dar inizio a un processo contro chi ha messo addirittura una “taglia” sulla sua testa, in quanto le autorità ungheresi hanno respinto ogni tentativo di denunciare i persecutori. Da questa storia è nato due anni fa anche il video documentario The right to provoke. La mia faccia schiacciata sul cofano di un taxi, gli occhiali da sole rotti, i manici della borsa spezzati. E poi le botte in testa, sulle costole, le mani che mi afferrano e mi tirano per la barba». Giuliano stava rientrando dalla manifestazione e aveva con sé i vestiti usati per il pride, abiti femminili, e ancora il trucco in faccia. Il motivo scatenante, sarebbe stato l’essersi affacciato poco vestito la mattina stessa, dalla camera in cui alloggiava. «Mi sono sporto sul balcone letteralmente per qualche secondo, nudo. Mentre rientro in camera sento un urlo, ma non capisco né di cosa si tratta, né da dove viene».
“Viviamo in un periodo storico dove l’oggettificazione del corpo ha raggiunto livelli preoccupanti, dove la nudità è indissolubilmente legata al sesso, dove la pornografia (prevalentemente fatta per un pubblico maschile eterosessuale) è a disposizione di chiunque. Ma anche in questo mondo ipersessualizzato la vista di un corpo maschile nudo in un contesto per niente sessuale continua a destare indignazione. Forse è proprio perché mostrare un uomo per quello che è, senza filtri bellezza, senza secondi fini e senza che sia circondato dalla cultura macista, fa paura.” Dice Andrea.
L’Indie Pride è un’a iniziativa che anche io voglio sostenere con questo articolo e che spero verrà sempre più sostenuta da tutti, da tutti quelli che credono nell’amore e che sostengono la libertà dell’individuo in quanto tale e la libertà di essere semplicemente ciò che si è.

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