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L’Isola del Tesoro, il ristorante dei cagliaritani a Milano

Nell’esatto momento in cui si mette il piede a “L’Isola del Tesoro”, ci si dimentica in un attimo di trovarsi nel cuore di Milano e ci si sente trasportati subito dall’altra parte del Tirreno, in Sardegna. Gli occhi di chi entra nel locale vengono subito rapiti dal continuo ripetersi di due colori: il rosso e il blu, il colore non solo del Cagliari Calcio ma di tutto il popolo che la squadra allenata da Rolando Maran rappresenta.

Ed è proprio il Cagliari Calcio il tema predominante fra le pareti di questo ristorante di successo, aperto ormai 42 anni fa dai genitori di Roberto Tola, nativo cagliaritano e oggi presidente di “Casa Casteddu-L’Isola del Tesoro”, il Cagliari Club di Milano. Maglie firmate, gagliardetti vari, cimeli esclusivi, quadri, pagine di giornale: nello spazioso locale in stile marinaro non mancano nemmeno le opere d’arte di Alessandro Tamponi e fotografie di spiagge sarde. Tutto richiama Cagliari, il Cagliari e la Sardegna, in un luogo di culto non solo per sardi trapiantati in Lombardia ma per tutti gli appassionati di calcio, pronti a guardarsi la partita di fronte ad un bel piatto di malloreddos. Un vero e proprio museo rossoblu che, con i suoi reperti storici, uniti ai sapori della Sardegna e alla passione per il pallone, attira qualsiasi tipo di clientela: “In questo locale abbiamo ospiti di ogni tipo, non solo personaggi del mondo dello sport legati al Cagliari ma di qualsiasi tifoseria – ci ha spiegato Roberto – L’altra sera hanno cenato da noi i dirigenti del Napoli e non mancano nemmeno attori e personaggi dello spettacolo”.

– Quando avete deciso di far diventare “L’Isola del Tesoro” un vero e proprio Cagliari Club? 

“-I miei genitori hanno aperto questo ristorante 42 anni fa ed è diventato subito un luogo di ritrovo per i tifosi del Cagliari, che sono sempre venuti qui a vedere le partite. La scelta di farlo diventare un Cagliari Club sei anni fa è stata una cosa quasi naturale, dato che la domenica c’è sempre il pienone di tifosi. Siamo diventati così il punto di riferimento per supporter rossoblu nel Nord-Italia. La nostra squadra è l’anello di congiunzione di un emigrato sardo con la propria terra. Inoltre noi organizziamo trasferte tutto l’anno per andare a sostenere i nostri beniamini, sia per le partite in casa che per quelle fuori”.

-Cosa significa per un sardo andare a vivere in una città come Milano?

“-Te lo dico con grande sincerità, non potrei vivere in un’altra città che non sia Milano. Qui hai tante possibilità da ogni punto di vista e, anche sotto l’aspetto imprenditoriale, se ci sai fare puoi andare lontano. Inoltre, non mancano certo i sardi da queste parti. Basti pensare che fra hinterland e città siamo più di 16mila”.

-Una cosa che vorresti portare da Milano alla Sardegna e viceversa.

“-Sicuramente la serenità imprenditoriale che hai a Milano non può dartela nessuno. Ho girato tutta l’Italia e ti garantisco che ciò che ti da’ Milano non lo puoi trovare da nessuna parte: qua tutto funziona mentre da noi c’è ancora molto da fare. Invece a Milano porterei della Sardegna una parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni. In realtà mi impegno già a farlo: l’anno scorso, a settembre, sono stato premiato a Roma assieme al mio socio Simone Gallus con il “Gremio dei Sardi”, per il mio impegno nell’esportazione della cultura sarda fuori dall’isola. Io e Simone siamo infatti i maggiori collezionisti di maglie storiche del Cagliari al mondo”.

-Il Cagliari viene spesso a mangiare qui e hai avuto modo di parlare più volte con Tommaso Giulini. Che tipo è il presidente rossoblu?

– ” Una persona seria. E’ giovane ma con le idee chiare, sa ciò che fa e si vede. Ha cambiato il Cagliari con il merchandising, è riuscito finalmente a dotare la società di uno stadio di proprietà. Inoltre conosce la piazza: non è un magnate cinese che piazza i soldi punto e basta. Giulini, avendo le aziende in Sardegna, conosce il territorio e, soprattutto, è sempre vicino la squadra. A mio modo di vedere la società non poteva essere in mani migliori”.

-Fra l’animo più all’avanguardia e, a tratti, anche sognatore di Giulini e il pragmatismo di Cellino, chi preferisci?

-“Ho conosciuto bene anche Massimo Cellino e a Cagliari ha fatto un gran lavoro. Lui era un presidente più all’antica, si curava meno di alcuni aspetti di merchandising rispetto a Giulini. Con l’attuale presidente e con lo stadio di proprietà, i tifosi si augurano che la società non punti solo alla salvezza, ma anche all’Europa. Il Cagliari non rappresenta solo una città, rappresenta un’intera regione e un intero popolo. La sesta squadra più tifata d’Italia deve puntare in alto”.

-Rolando Maran è l’uomo giusto per il Cagliari?

-“Credo di si. Mi sembra una persona seria e il suo curriculum parla da solo. Tutti gli addetti ai lavori ne parlano molto bene e sono sicuro che riuscirà a far un gran lavoro. Può crescere con noi e noi possiamo crescere con lui. Spero ricalchi le orme di Carlo Mazzone, che con noi raggiunse il sesto posto portandoci alla qualificazione in Coppa Uefa”.

-Il tifoso del Cagliari che tipo di giocatore vorrebbe vedere giocare con la maglia rossoblu?

-“Non ti faccio nomi, ma ti dico l’esempio che ogni giocatore che veste la maglia del Cagliari deve seguire. Quello di Fabio Pisacane, uno che non fa certo della tecnica il suo punto di forza, ma che lavora tantissimo per la squadra e alla fine del match ha sempre la maglia bagnata di sudore. Lui incarna lo spirito del giocatore che la squadra dovrebbe avere”.

– Giocatori del Cagliari a cui il tifoso rossoblu è particolarmente legato e altri che gli hanno creato dispiaceri.

-“Farti i nomi dei giocatori dello Scudetto del 1970 sarebbe troppo facile. Togliendo l’epoca dei vari Riva e Albertosi, il tifoso del Cagliari non può non essere legato a calciatori come Suazo, Dely Valdes, Matteoli, Conti, Cossu. Ormai i calciatori vanno e vengono, da anni non facciamo più cori per i giocatori, ma ragazzi come loro non si possono che ricordare con affetto. Fra quelli che ricordiamo con più dispiacere ci sono Borriello, Matri e Fonseca: il modo in cui se ne sono andati e il non aver dimostrato riconoscenza una volta tornati a Cagliari da avversari non è stato bello”.

-C’è un giocatore del Cagliari che vorreste veder diventare una bandiera rossoblu?

-“Barella, essendo di Cagliari, sarebbe bello diventasse il nuovo Daniele Conti. Certo, se dovesse arrivare un’offerta di 40 milioni, sarà difficile trattenerlo…”

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