Televisione

Quagliarella: chi è lo stalker Raffaele Piccolo?

Come spesso accaduto, anche ieri sera la trasmissione “Le Iene” ha offerto un servizio che ha suscitato grande interesse. Ci riferiamo all’intervista di Giulio Golia a Fabio Quagliarella, ex calciatore del Napoli andato via dal capoluogo partenopeo per trasferirsi alla Juventus sei anni e mezzo fa a causa di uno stalker che lo aveva preso di mira. Ecco chi è Raffaele Piccolo, il poliziotto che perseguitava l’attuale attaccante della Sampdoria.

Tutto iniziò quando Quagliarella militava ancora tra le fila dei campani ed ebbe problemi con la password del suo computer. Su consiglio di un amico fidato, si rivolse al Piccolo, agente della Polizia postale che lo aiutò a risolvere la questione, guadagnandosi l’amicizia del calciatore allora ignaro dell’inferno che per lui stava per iniziare.

A un certo punto iniziarono ad arrivare continui messaggi nella casella della posta del giocatore in cui veniva accusato di avere rapporti con ragazze minorenni e di essere parte di organizzazioni dedite ad attività illegali come spaccio o calcioscommesse. I messaggi naturalmente erano anonimi ma ugualmente inquietanti per una persona nota che temeva per la sua reputazione e la sua famiglia.

Non stiamo parlando di una o due lettere o due messaggi anonimi. A mio papà, quando io ero in giro gli arrivava un messaggio dove gli dicevano “Tuo figlio ora è in giro per Castellammare e ora gli spezziamo le gambe, ora lo ammazziamo”. A volte io ero fuori casa e avevo due o tre chiamate perse di mio papà perché io ero impegnato. Quando vedevo queste chiamate perse, la mente va subito a pensare cose brutte. Magari era successo qualcosa per esserci due o tre chiamate di mio papà senza risposta, c’è qualcosa che non va. Qualsiasi piccolezza nella tua testa era un pericolo, dicevi “È successo qualcosa”, perché sapevi che queste minacce… quando uscivi di casa, a un certo punto ti guardavi intorno, ti sentivi osservato, ti sentivi minacciato. Non sapendo chi fosse, guardavi tutti con altri occhi, con occhi dubbiosi, come a dire “E se è questo, e se è quello?” Non ti nascondo il clima di tensione che c’era in famiglia, lo puoi immaginare. Perché ci diceva che noi dovevamo prendere le impronte digitali di tante persone”, così Quagliarella ha raccontato all’intervistatore l’incubo durato per ben cinque anni che aveva reso impossibile la sua permanenza a Napoli.

La prima reazione fu proprio quella di rivolgersi all’amico poliziotto Piccolo, ovviamente senza sapere che era proprio lui il burattinaio di quella brutta situazione. Per non essere scoperto, l’uomo intimava in continuazione a Quagliarella di non fare parola con nessuno per non intralciare le indagini, indagini che non portavano mai a nulla, mentre le lettere continuavano a bersagliare la povera vittima di questa vicenda.

Il sospetto che il loro aguzzino potesse essere proprio il poliziotto a cui stavano chiedendo aiuto venne per primo al padre di Quagliarellla che, andando in Questura a chiedere informazioni, scoprì che tutte le denuncie fatte non erano mai state presentate.

L’incubo finalmente è finito, ma la carriera del calciatore è stata irrimediabilmente rovinata poiuché ha perso l’occasione di essere il capitano di quella che ora è una delle migliori squadre in Italia e, soprattutto, ha subito per anni le ire della sua gente che ora si sta affannando a chiedergli scusa.

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Emanuele Terracciano

Nato ad Aversa (CE) il 22 agosto 1994 e laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Salerno. Collaboro con i siti di Content Lab dal 2015 occupandomi di sport, politica e altro.
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