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Ragazzina stuprata e ridotta in schiavitù a Vasto: arrestati due coetanei

Violentata e ridotta in schiavitù. Per una ragazzina di 16 anni l’ incubo è durato due anni, fino a quando, cioè, non ha avuto il coraggio di denunciare i suoi aguzzini.

L’orribile delitto è accaduto a Vasto, in Abruzzo, la studentessa minorenne ha fatto arrestare due coetanei che la costringevano ad avere rapporti sessuali con la continua minaccia di diffondere foto e video ripresi a sua insaputa. Due minorenni, di circa 17 anni, sono stati arrestati dai carabinieri di Vasto e dovranno ora rispondere di diverse accuse, dalla riduzione in schiavitù alla violenza sessuale di gruppo, alla cessione aggravata di sostanze stupefacenti.

La ragazza, oggi sedicenne – ha riferito il maggiore Amedeo Consales in una conferenza stampa convocata in mattinata alla Compagnia dei Carabinieri di Vasto – con il consiglio di un’amica, alla quale solo in parte era riuscita a raccontare del dramma che stava vivendo, si è rivolta ai carabinieri. La mamma della vittima, come emerso, era completamente all’oscuro del dramma vissuto dalla figlia.

Tutto è iniziato nell’estate del 2016. La ragazzina, all’epoca 14enne, aveva cominciato a frequentare un coetaneo di poco più grande, intrattenendo una relazione. I primissimi approcci sono stati ripresi a sua insaputa con un cellulare, così il giovane ha iniziato a usare il video come arma di ricatto per avere prestazioni a sfondo sessuale in seguito insieme ad altri minorenni.

In un’occasione alla giovane è stata data anche della cannabis per disinibirla e una nuova ulteriore foto a sua insaputa è stata scattata e usata come nuovo strumento di ricatto. La ragazza ha trovato il coraggio di raccontare l’incubo che stava vivendo da ormai quasi due anni ad una amica, che le ha consigliato di rivolgersi ai Carabinieri. Sono così scattate le indagini e i Carabinieri hanno fermato due ragazzi, trovati con le immagini della giovane nello smartphone e nel tablet.

I due minorenni sono stati condotti nell’Istituto di Casal del Marmo, a Roma, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

 

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