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Resistenza infinita e supervista: i poteri incredibili di alcune popolazioni della Terra

Siamo abituati a pensare che i “superpoteri” siano una dote riservata soltanto alle creazioni dei tanti Stan Lee nei più svariati fumetti. Un incidente in laboratorio, un ragno radioattivo che ti morde sul braccio e “puff”, di colpo un uomo qualunque assume delle capacità sovrannaturali. Un mondo fantastico esaltato negli ultimi anni dalle scenografie spettacolari della cinematografia, che ha lasciato a bocca aperta milioni di fan. Ciò di cui forse non ci siamo accorti è che molti superpoteri appartengono già ad alcune popolazioni nel nostro pianeta. Niente esplosioni nucleari, solo capacità fuori dal comune che risultano essere il frutto di adattamento e del lavoro di alcuni geni. La rivista “Focus” ha fatto un piccolo elenco di queste superdoti “reali”, abilità concrete che non hanno nulla a che vedere con il mondo della fantascienza.

Fra queste, non si può non segnalare la resistenza quasi infinita degli abitanti del Kenya: ad oggi il campione olimpico di maratona è Eliud Kipchoge, corridore proveniente dallo stato africano che a Rio de Janeiro ha fermato il cronometro a 2h03’05”. Kipchoge è l’ultimo di una lunghissima serie di maratoneti kenioti di successo: andando a spulciare le loro biografie, si nota che molti di loro provengono da una particolare popolazione, quella dei Kalenjin, zona centrale del Paese. La dieta ricca di amido, oltre che la loro posizione geografica (duemila metri sul mare), hanno favorito le loro performance sportive, ma c’è di più. Secondo l’Università di Copenaghen è tutta una questione di geni: gli uomini del Kalenjin hanno in media gambe più lunghe e affusolate e, con caviglie e polpacci più piccoli, si usa l’energia in maniera più efficace.

Altri superuomini del nostro mondo sono la popolazione del Bajau Laut. Questa popolazione dell‘Indonesia è soprannominata “nomade del mare”, dato che in media passa il 60% della propria vita in acqua. Ma la loro capacità fuori dal comune è quella di rimanere in apnea fino a 13 minuti prima di tornare in superficie per respirare. Sempre secondo gli studiosi di Copenaghen, questa capacità è data dalle dimensioni della milza, che può arrivare ad essere più grande del 50 % rispetto al normale. La dimensione della milza influenza la capacità di rendere il sangue più ricco d’ossigeno, così da permettere ai Bajau Laut di restare più a lungo in acqua.

Da segnalare anche il cuore di ferro della popolazione Tsimane, in Bolivia. Tra il 2004 e il 2015, i ricercatori hanno scoperto che il 90 % degli abitanti di queste tribù ha le arterie “chiare”, condizione che è direttamente collegata a una minore possibilità di contrarre malattie cardiache. Questa unicità sembra essere data dal loro regime alimentare: il 72 % si compone di carboidrati non trasformati, 14% di grassi e 14% di proteine.

Infine vi è la supervista degli aborigeni australiani: come il migliore dei Superman, molti di loro sono dotati di una vista ben quattro volte migliore di quella di una persona media. Secondo l’Università di Melbourne, questa loro straordinaria capacità sarebbe il risultato del modo in cui retina e cervello sono cablati tra loro. Questa incredibile capacità pare sia data dalla natura di cacciatori e raccoglitori degli aborigeni dell’antichità. Un superpotere che presenta però un rovescio della medaglia: a causa di fattori come la scarsa igiene, il fumo e il diabete, superati i 40 anni gli abitanti di questa comunità corrono un rischio di diventare ciechi 6 volte maggiore rispetto agli altri australiani.

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