Attualità

Sindone: nuovi dubbi, alcune macchie di sangue sembrano “false”

Nuovi studi hanno riportato sotto i riflettori quella che è probabilmente la reliquia più adorata e ritenuta veritiera dai cattolici: la Sacra Sindone. Uno studio curato dall’antropologo forense Matteo Borrini e dal chimico Luigi Garlaschelli, sembra rivelare che alcune macchie di sangue presenti sul telo sindonico siano addirittura “false” e quindi non compatibili con una persona morta in croce. Intanto però la comunità scientifica si è divisa su quanto affermato dai due studiosi, alcuni di essi infatti sostengono tutto il contrario.

Una reliquia “importante”

La Sacra Sindone è probabilmente la reliquia più adorata dai cattolici e dai cristiani tutti poiché secondo la storia e la tradizione, si tratta del telo in cui è stato avvolto Gesù Cristo subito dopo essere crocifisso. Nel corso dei secoli, il telo è passato di mano in mano tra commercianti, papi, re e imperatori ma da sempre è stato attributo a Gesù anche se piano piano con l’avvento delle nuove tecnologie nuovi studi hanno affermato e poi smentito la veridicità e viceversa.

Lo studio

Come in una vera e propria scena del crimine gli studiosi Borrini e Garlaschelli, rispettivamente

Uno degli esperimenti

John Moores University di Liverpool e Cicap, hanno intrapreso questo studio rilevando dati importanti. Cosa è stato notato ? I due ricercatori hanno simulato una crocifissione con croci di diversa forma, legno e posizioni del corpo e da li è stato possibile, secondo Borrini e Garlaschelli, risalire alle macchie presenti sul telo. È emerso dunque che alcune macchie erano abbastanza compatibili con la forma di un uomo morto in croce altre invece, spiegano all’Ansa: “non trovano giustificazione con nessuna posizione del corpo, né sulla croce né nel sepolcro poiché – continuano i due ricercatori – le nostre prove su un manichino, hanno mostrato che in questo caso il sangue non arriverebbe nella regione delle reni, ma si accumulerebbe nella regione della scapola”. Tutto questo però non basta ad affermare si tratti di un “falso medievale” anche perché altri studi scientifici dimostrano ben altro, avvalorati dall’utilizzo di macchinari e tecniche moderne.

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