Cinema

“Arrival”: Trama e Recensione del film di Denis Villeneuve

Da Venezia Arrival di Denis Villeneuve

Uno dei film più attesi del mese è sicuramente Arrival del canadese Denis Villeneuve (Sicario Prisoners), film che attualmente riempe le sale italiane.

Trama

Quando dodici misteriose navi aliene approdano sulla Terra in altrettanti diversi punti, le forze militari statunitensi capitanate dal colonnello Weber (Forrest Whitaker) contattano l’esperta linguista Louise Banks (Amy Adams), una donna che ha da poco perso una bambina affetta da un male incurabile. Accompagnata dal fisico Ian Donnelly (Jeremy Renner) Louise accetta l’incarico di comunicare con gli alieni, che si esprimono attraverso un linguaggio cifrato fatto di strani segni circolari.

Il suo compito è scoprire se questi abbiano intenzioni pacifiche o bellicose. Mentre il resto del mondo, e in particolare la Cina del generale Shang, diffida dei nuovi arrivati tenendosi pronto ad armarsi alla guerra, l’intrepida linguista non crede alla sua prima traduzione e, approfondendo gli studi sul linguaggio alieno, ben presto Louise farà una scoperta sorprendente che la costringerà a riflettere anche sulle sue stesse scelte di vita…

Recensione

Pur essendo un film scandito in ritmi lenti, il film di Villeneuve ha la potenza di una vorticosa tromba d’aria. Arrival è un film fluido e fumoso che ci trasporta dentro una zona “altra” privo di consistenza materiale in cui il corpo di Amy Adams si trova completamente immerso e non vorrà più uscirne, trascinando lo spettatore in un’esperienza extra-corporea.

E.T., Gravity, Contact, e Incontri ravvicinati del terzo tipo fusi in un unico grande film: questo è Arrival, uno sci-drama sul tempo e lo spazio, in grado di intessere un discorso addirittura filosofico. Il linguaggio, la comunicazione umana e il fraintendimento sono al centro della vicenda di Arrival, un film che mette la vicenda umana letteralmente in primo piano e quella fantascientifica sullo sfondo (ogni singola immagine del film sembra essere guidata da questa idea di regia) trasmettendo tutta la sensazione di piccolezza dell’uomo di fronte all’immensità dell’Universo.

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