Attualità

Chi è Zodiac, il killer che terrorizzò la California

Zodiac terrorizzò la città di San Francisco tra gli anni Sessanta e Settanta

Zodiac è la denominazione con cui il killer si è ribattezzato nel corso dello scambio epistolare avvenuto con la stampa nei primi anni Settanta, contenente anche crittogrammi e messaggi cifrati, alcuni dei quali tuttora irrisolti. L’assassino “dello zodiaco” è classificato dalla criminologia come un assassino seriale a cui sono riconosciute con certezza cinque vittime alla fine degli anni Sessanta nella California settentrionale.

Il raggio di azione di Zodiac si limitò a Benicia, Vallejo, presso il lago Berryyessa e nella città di San Francisco, in un periodo compreso tra il dicembre 1968 e l’ottobre 1969, durante il quale furono commessi efferati delitti. Le sue vittime furono quattro uomini e tre donne tra i 16 e i 30 anni, di cui due riuscirono a sfuggire alle aggressioni. Molti dubbi aleggiano sul numero reale delle vittime nonostante le prove raccolte. Lo stesso Zodiac affermò nelle sue lettere di aver ucciso 37 persone sebbene gli inquirenti mostrassero delle perplessità in proposito per mancanza di un riscontro evidente di quanto dichiarato e per la contraddittorietà del suo modus operanti. Per questo ritennero che si trattasse di una forma di narcisismo megalomane, status mediante il quale il killer voleva apparire più efferato di quanto fosse in realtà.

Comunque sia, l’orientamento generale attuale presuppone che il numero delle vittime di Zodiac sia superiore a 5. E in ogni caso occorre evidenziare che il caso fu dichiarato “inattivo” nel 2004, per poi essere riaperto nel 2007, grazie anche al successo del film di David Fincher.

Le vittime di Zodiac

Furono confermate cinque vittime di Zodiac. Le prime vittime della furia omicida del killer furono David Faraday e Betty Lou Jensen, rispettivamente di 17 e di 16 anni, colpiti con un’arma da fuoco alle 22.56 del 20 dicembre 1968, presso la Lake Herman Road ai confinu di Benicia, in California. Poi toccò a Michael Renault Mageau e Darlene, di 19 e di 22 anni, uccisi anch’essi con un’arma da fuoco nella notte del 4 luglio 1969 nel parcheggio del Blue Rock Springs Golf Course, nella periferia di Vallejo. In quel caso Michael riuscì a sopravvivere.

Seguirono Bryan Calvin Hartnell e Cecelia Ann Shepard, di 22 e di 20 anni, accoltellati il 27 settembre sul lago Berryessa, nella contea di Napa, drammaticamente nota come “Zodiac island”. La 20enne morì due giorni dopo, mentre il giovane sopravvisse a sei pugnalate alla schiena. Proprio quest’ultimo raccontò successivamente che l’assassino si era presentato nelle vesti di un boia, spacciandosi addirittura per un detenuto sfuggito da una prigione vicina e che sulla sua maschera vi era inciso il suo simbolo in rosso: un cerchio con al centro una croce. L’ultima vittima fu Paul Lee Stine, 29 anni, ucciso a San Francisco con un’arma da fuoco.

Il modus comunicandi di Zodiac

Zodiac, la cui identità rimane tutt’oggi un mistero, descriveva le sue imprese nelle lettere che puntualmente  inviava sia alla polizia sia stampa negli anni 70 e nelle quali si attribuiva ben 37 omicidi. “Era giovane e bella, ma ora è malconcia e morta. Non è stata la prima, e di certo non sarà l’ultima” è una frase scritta nella prima di una serie di lettere inviate. Il tratto distintivo di Zodiac è il consueto marchio raffigurante un cerchio con al centro una croce.

Raccontare i dettagli degli omicidi e rivendicarli era poi un’altra che il killer utilizzava nelle lettere inviate con fervente assiduità nell’estate del 1969. Nelle missive si attribuiva come detto la paternità dei crimini commessi talvolta fornendo, ad ogni diversa testata giornalistica, una parte di un crittogramma che si pensava potesse indicare la sua identità.

Crittogramma poi decifrato da una coppia di coniugi:

Mi piace uccidere le persone perché è molto divertente, più che uccidere gli animali selvaggi della foresta, perché l’uomo è l’animale più pericoloso. Uccidere qualcosa è un’esperienza eccitantissima per me, perfino meglio di venire con una ragazza. La parte migliore è che quando morirò, rinascerò in paradiso e tutti quelli che avrò ucciso diventeranno miei schiavi. Non vi darò il mio nome, perché cerchereste di rallentare la mia collezione di schiavi. EBEORIETEMETHHPITI”.

Non è mai stato del tutto risolto il significato di queste ultime lettere.

Desta particolare interesse una lettera firmata da Zodiac, quella del 20 aprile 1970, circa un mese dopo il tentato rapimento di Kathleen Johns, avvicinata con una scusa mentre stava viaggiando in macchina verso Petaluma con la figlia di 10 mesi. La donna, tenuta in ostaggio per circa tre ore, riuscì a scappare dall’abitacolo fermo ad un incrocio con la figlia in grembo, per poi rifugiarsi in una stazione di polizia, dove riconobbe l’identikit del killer dello Zodiaco esposto su una delle bacheche. Gli agenti la condussero nel luogo dove aveva abbandonato l’uomo e trovarono un’amara sorpresa: la macchina carbonizzata. Qualche tempo dopo il criminale spedì un intricato codice che, oltre alle consuete parole sopra le righe, terminava con un crittogramma composto da lettere e simboli dopo l’indicazione “my name is…”, quasi a voler sfidare i destinatari a decifrarlo.

Due mesi dopo il tentato rapimento, precisamente il 26 giugno, Zodiac inoltrò al San Francisco Chronicle uno scritto contenente la mappa della baia della città con una variante d’immagine al suo simbolo (cerchio e croce), rappresentandolo cioè come un mirino puntato sul Mont Diablo, con ai vertici dei numeri e a fianco la scritta Lo 0 deve essere rivolto verso il nord magnetico, indicando poi la posizione di una bomba che sarebbe esplosa il successivo autunno. Ordigno mai esploso, per fortuna!

L’ultima missiva inviata dal killer dello Zodiaco risale al 29 gennaio 1974 quando, dopo aver espresso soddisfazione per il film L’esorcista, definita “la migliore commedia satirica”, termina con un simbolo quasi matematico “Io=37, SFPD=0”. Il numero 37, secondo alcuni interpreti, corrisponderebbe alle vittime rivendicate, sebbene rimanga sconosciuto il significato complessivo. Per quanto riguardo il giudizio nei confronti della pellicola, invece, è stata ritenuta da alcuni come la prova di un’affiliazione a qualche setta satanica, mentre altri detrattori ha intravisto nella frase “commedia satirica” una manifestazione di ateismo o di agnosticismo da parte del killer, quasi come se avesse voluto sottolineare che il suo desiderio di uccidere traeva basi da impulsi prettamente antropologici. In altre parole, nulla a che vedere con religione e sacralità.

Il modus operandi

Su Zodiac è stata condotta una complessa analisi investigativa che ha portato a una serie di spunti interessanti. Innanzitutto, l’assassino dello Zodiaco era solito adattare il suo modus operandi per ciascuno delitto, inducendo alcuni esperti a parlare di “evoluzione del crimine”, sebbene le sue modifiche sembrassero così sistematiche al punto da indurre gli investigatori a pensare che dietro Zodiac si nascondere più di una personalità. Aspetto dimostrato dal fatto che, accortosi di come la polizia brancolasse nel buio, decise di apporre la suddetta “firma d’autore” per suggellare gli omicidi.

In secondo luogo, sceglieva prevalentemente coppiette. A tal proposito gli esperti non rinvennero alcun collegamento tra il killer e le vittime né tanto meno dettagli che potessero accomunare le persone scelte per i delitti. Tale predilezione, sempre secondo gli studiosi, sarebbe riconducibile a una serie di repressioni sessuali mai risolte che, di fatto, non hanno trovato diretto sfogo neanche nel corso delle azioni criminosi, se non in maniera ipoteticamente simbolica. Probabilmente Zodiac attendeva le coppie in luoghi conosciuti, le studiava per un po’ di tempo e infine le braccava per poi ucciderle. Inoltre, si suppone che conoscesse bene le zone individuate, ma passasse inosservato agli occhi della gente del luogo. Non si esclude nemmeno l’ipotesi della personalità disadattata che conduceva la propria esistenza quasi in isolamento.

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Veronica Mandalà

Palermitana di nascita, sono laureata in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Appassionata scrutatrice della realtà in tutte le sue sfumature, mi occupo di attualità, politica, sport e altro.
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