Attualità

Chi è il bambino siriano nella valigia che ha commosso il web?

Chi è quel bambino assonnato che spunta da una valigia? E’ il simbolo crudele della guerra, in questo caso si tratta della guerra siriana. Quell’anima innocente sta scappando con la sua famiglia da uno spietato bombardamento.

Di fronte a questa foto quasi ci viene voglia di accogliere i profughi, quasi ci sentiamo in colpa per tutte quelle volte che abbiamo detto “aiutiamoli a casa loro”; ma quanto durerà questa empatia, questa indignazione, questa voglia di voler far qualcosa?
Poco, pochissimo perché è già successo. Abbiamo subito dimenticato Omran, il piccolo che emerse – fortunatamente – vivo dalle macerie della guerra ad Aleppo; meno in fretta ma abbiamo dimenticato – anche – Alan, il bambino annegato e fotografato su una spiaggia turca.
Dovremmo essere più solidali quando vediamo arrivare quei barconi; quegli uomini, quelle donne, quei bambini scappano dal male, scappano da una non vita, scappano dalla morte.
L’accoglienza è la strada da percorrere per affrontare il fenomeno della migrazione che non può essere più arrestato. Cerchiamo di comprendere il bisogno di chi sta vivendo un calvario.
Le cose possono essere gestite meglio ma non sono “loro” il problema della nostra Italia. Aiutarli attraverso la promozione dell’accoglienza non può che fare bene a questo nostro paese. La speranza – visti i tempi e i precedenti – è quella di non dimenticare anche il “bambino nella valigia” e tornare in maniera indifferente a spingere i nostri bambini nei loro passeggini dai nomi fantascientifici, a tirare i nostri trolley griffati, a pensare: “aiutiamoli a casa loro”!

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