Attualità

Chi era Marielle Franco? L’attivista uccisa in Brasile

Certe morti fanno scalpore ma il ricordo si fa presto breve: tra queste c’è la morte di Marielle Franco la sera del 14 Marzo in una zona centrale di Rio De Janeiro.

Marielle stava rientrando a casa nella favela di Complexo Do Maré, accompagnata da un’assistente e dall’autista Anderson Pedro Gomes dopo aver partecipato a una riunione promossa dal PSOL sul problema della violenza sulle donne nere nelle favelas brasiliane. Un’auto si è affiancata a quella in cui Marielle viaggiava, sparando almeno 13 colpi. Quattro di questi hanno colpito Marielle uccidendola, altri tre hanno ucciso l’autista, lasciando fortunatamente illesa l’assistente.

Marielle Franco Brasile

Marielle Franco

L’omicidio così ben pianificato è stata una vera e propria esecuzione politica, avendo per obiettivo una figura di una certa rilevanza politica e sociale a Rio. Marielle aveva 38 anni. Il suo interesse verso le categorie sociali più fragili nasceva dalle sue stesse esperienze di vita in quanto era nata e cresciuta proprio nelle favelas di Rio ed era stata spettatrice di molte ingiustizie tra le quali la morte “casuale” di un’amica negli anni 2000.
Madre dall’età di 19 anni, ben presto si è sentita parte della comunità LGBT e da femminista e attivista per i diritti umani ha iniziato le sue battaglie locali. Il 2006 è stato l’anno di inizio della sua carriera politica, culminata nel 2016 quando si è candidata ed è stata eletta consigliera per la Camera Municipal di Rio De Janeiro con la Mudar Coalition, coalizione formata dal PSOL (Partito Socialismo e Libertà) e dal PCB (Partito Comunista Brasiliano) ottenendo 46 mila voti. Dal 2016 ha presiduto la Commissione per la difesa delle donne ed è stata membro di una Commissione per il monitoraggio dell’azione della polizia federale a Rio.
Marielle insomma era fortemente polemica verso le uccisioni extragiudiziali perpetrate dalla polizia nelle favelas, spesso accusando chi le lasciava impunite. Basti pensare che due giorni prima dell’omicidio di Marielle si era verificato un altro fazioso assassinio, quello di Matheus Melo, un giovane nero, all’uscita da una Chiesa Evangelica, in cui era coinvolta la polizia federale e che Marielle non aveva mancato di denunciare.
La strada principale intrapresa per trovare gli esecutori di Marielle non poteva non essere quella che conduce agli ambienti dei suoi più noti nemici, dato che è stato escluso che si sia trattato di una rapina o di un omicio compiuto da persone inesperte e poco organizzate.
Dalle notizie emerse sembrerebbe che le pallottole usate appartengano a munizioni vendute alla Polizia federale brasiliana nel 2006 e utilizzate anche in una operazione di polizia nel 2015 a San Paolo, in cui sono state uccise diciassette persone.
In molti hanno chiesto che le indagini sulla morte di Marielle vengano fatte da una Commissione indipendente composta da esperti nazionali ed internazionali di diritti umani, cosicchè certe prove e certe accuse non vengano oscurate o screditate.
Intanto, dal Brasile all’Italia, diverse manifestazioni sono state organizzate in ricordo di Marielle e per chiedere giustizia. Amnesty International ha recentemente pubblicato un appello per chiedere alle autorità brasiliane un’inchiesta esaustiva e imparziale, appello che potete firmare tramite il link https://www.amnesty.it/appelli/giustizia-per-marielle/ . Da Venerdì 30 Marzo infine sarà possibile trovare in edicola con Il Manifesto un inserto gratuito con la storia a fumetti di Marielle Franco firmata da Assia Petricelli e Sergio Riccardi.

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