La chimica verde sbanca ai Nobel 2018
Siamo arrivati al periodo dell’anno in cui, da tradizione, vengono comunicate le assegnazioni del Premio Nobel nelle varie categorie; se ormai da mesi sappiamo che il Nobel per la Letteratura 2018 è stato per così dire sospeso a causa di vicende purtroppo tristi, molto interesse è stato suscitato dalla decisione dell’Accademia Svedese sul fronte della chimica, che ha visto il riconoscimento al lavoro di Frances H. Arnold, George P. Smith e Sir Gregory P. Winter.
Il Nobel per la Chimica 2018
Il premio infatti è andato a una lunga ricerca sulla “chimica verde“, con i tre studiosi (tra cui appunto anche Frances Arnold, quinta donna nella storia a ricevere l’ambito riconoscimento) che hanno scoperto il ruolo dei “registi dell’evoluzione” e in particolare degli enzimi nella realizzazione di reazioni chimiche vitali, con effetti e potenziali ricadute positive per tecnologie e processi di trasformazione amici dell’ambiente, come nel caso della fabbricazione di biocarburanti o prodotti farmaceutici. Per la precisione, metà del premio è stata assegnata alla dottoressa Arnold, che con le sue ricerche ha consentito di ottenere il controllo degli enzimi, e l’altra metà a Smith e Winter, che invece si sono concentrati sulla genetica dei batteriofagi e sugli anticorpi.
Anche in Italia si sviluppa la chimica verde
L’annuncio della Svenska Akademien ha come detto creato grande interesse e acceso i riflettori su un tema particolarmente rilevante, in cui – forse a sorpresa, si può dire – l’Italia svolge un ruolo importante a livello europeo: lo evidenziano Moncalvo e Gesmundo di Coldiretti, che hanno promosso uno studio sul settore della bioeconomia Made in Italy, che vale oltre 10 miliardi all’anno grazie a sistemi di ricerca e produttivi da primato a livello internazionale.
I progetti di Coldiretti
Secondo l’associazione degli agricoltori, il business è in crescita anche in Italia “grazie alla biofarmaceutica (5,1 miliardi), alla biochimica (3 miliardi), al biodiesel (0,4 miliardi) e alle altre bioenergie (2,2 miliardi)”, ed è favorito “dalle importanti sinergie che si sono create tra settori industriali fortemente innovativi e l’agricoltura nazionale”. Proprio la Coldiretti, nelle ultime settimane, ha presentato un esempio esempi di ricerca ed innovazione in campo agricolo con il progetto “GO CARD” Cardo, che ha l’obiettivo di promuovere “lo sviluppo della filiera innovativa della coltura del cardo usato nei processi di bioraffineria ma anche per sostenere ed integrare il reddito degli agricoltori nonché per produrre proteine vegetali che possono sostituire la soia utilizzata in zootecnica favorendo al contempo la riqualificazione ambientale dei territori”.
Un business da 10 miliardi di euro
Simili iniziative raggiungono anche un altro scopo, perché rappresentano una occasione di rilancio per “i terreni marginali lasciati incolti nel tempo per la mancanza di redditività” attraverso la semina di una coltura a basso impatto ambientale, che potrebbe offrire anche nuova linfa al rapporto virtuoso tra agricoltura (produzione foraggere) e allevamento.
Il lavoro dei tre Nobel
Altri esempi di applicazione degli studi dei tre nuovi Premi Nobel per la Chimica sono nel campo della salute: in particolare, George P. Smith (professore emerito dell’università del Missouri) ha lavorato sui batteriofagi, vale a dire sui virus che infettano i batteri, trasformandoli in fabbriche di proteine, e Gregory P. Winter (professore emerito del Laboratorio di Biologia Molecolare del Medical Research Council a Cambridge) ha sviluppato la sua ricerca per controllare l’evoluzione degli anticorpi: già nel 2002 è stato così possibile ottenere un primo anticorpo “speciale”, poi approvato per la terapia dell’artrite reumatoide.
Ricerche su enzimi e batteriofagi
L’americana Frances H. Arnold (che insegna Ingegneria chimica, bioingegneria e biochimica nel California Institute of Technology) ha invece iniziato le sue ricerche verso la fine degli anni Settanta, concentrandosi in maniera specifica sugli enzimi e arrivando a scoprire come controllarli e manipolarli gli enzimi: grazie a queste tecniche, oggi gli enzimi sono largamente utilizzati nella produzione di biocarburanti e farmaci, negli anticorpi e in alcuni antitumorali.