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Gianni Alemanno indagato per truffa per la Metro C di Roma

La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta relativa ai lavori della Metro C di Roma. Sono in 25 a rischiare il processo per reati di corruzione, falso e truffa (320 milioni di Euro la somma contestata). Tra gli indagati, anche l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno. Della sua giunta, indagato l’ex assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma e l’ex assessore alla Mobilità Guido Improta (giunta Marino). Finiti sotto inchiesta anche l’ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e i dirigenti, all’epoca dei fatti, della stazione appaltante, Roma metropolitane e della società appaltatrice, Metro CAll’ex sindaco, Gianni Alemanno, i pm contestano i reati di falso materiale, falso ideologico e truffa aggravata.

Metro C Roma: due gli episodi contestati

I magistrati affermano che Alemanno, in concorso con l’ex assessore alla mobilità Antonello Aurigemma, abbia “attestato il falso” in risposta alla richiesta del direttore della struttura tecnica, Ercole Incalza, di “esprimersi in merito alla fondatezza delle riserve avanzate in corso d’opera dal contraente generale Metro C ed in relazione alle prospettive di eventuale soccombenza da parte del soggetto aggiudicatore” nell’ambito dei lavori di realizzazione della linea C. Incalza, a capo della Struttura tecnica di missione del dicastero, chiese al Comune di “esprimersi sulla fondatezza delle Riserve avanzate in corso d’opera da Metro C” che chiese 230 milioni di euro come “somme per maggiori costi di esecuzione”. Il Campidoglio evidenziò “la fondatezza delle riserve avanzate e il rischio di soccombenza di Roma Metropolitane”. Secondo la Procura però quei soldi non erano dovuti e, per ottenere i finanziamenti, gli indagati avrebbero presentato false documentazioni truffando gli enti pubblici. Alemanno e Aurigemma avrebbero attestato falsamente, nell’atto del 7 novembre del 2012, perché “mai l’avvocatura del Comune di Roma si era pronunciata al riguardo.” Il secondo, presunto, episodio di truffa risale al 2013 quando furono chiesti altri 90 milioni di euro, mai erogati, come somma da spendere per la prima fase funzionale dei lavori.

Gli episodi di corruzione contestati riguardano assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici.

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