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India: Libero Accesso Per le Donne ai Templi e Abolizione Dell’adulterio

La Corte Suprema ha stabilito, che adesso tutte le donne ,di qualsiasi età, hanno pari diritti di culto dell’uomo. Le fedeli Indù, quindi, potranno adesso accedere ai famosi templi di Lord Ayyappa, a Sabarimala, in Kerala, cosa che non era fino a questo momento possibile, perché le donne erano considerate impure.Su cinque giudici, solo uno, il giudice Malhotra ha dissentito e si è opposto a questa decisione.
Un passo importante per la modernizzazione dell’india, un passo ancora più grande per le donne e le fedeli Indù.
Ha stabilito, inoltre, di condannare la legge dell’adulterio. Secondo tale legge, solo l’uomo poteva denunciare l’adulterio, dunque la pena esisteva solo per la donna. Una legge fortemente squilibrata,che è stata abolita a favore dei diritti civili. È tempo di dire che la donna non è più proprietà del marito.
La donna Indiana secondo la tradizione:
l’India è sempre stata un paese con sistema patriarcale, l’inferiorità delle donne è stata codificata, in tempi antichi, dal Codice Di Manu: la donna è una proprietà. Prima del padre, poi del marito, in caso di morte del marito di un partente maschio vicino ad essa. Questo è un concetto importante perché, nonostante l’avvento della modernità, nonostante i cambiamenti e i miglioramenti,il ruolo della donna è sempre diviso tra libertà e proprietà.
La donna era inferiore per vari motivi, prima di tutto religiosi.
Fino a pochi anni fa la donna non poteva leggere testi sacri, partecipare a cerimonie religiose e ,proprio fino a questa mattina, entrare in alcuni dei templi sacri. Il ruolo di fedele spetta all’uomo, padre, marito e figlio. Anche il figlio, infatti, subordina la madre in ambito religioso e sociale. La donna aveva identità solo come moglie e come procreatrice, quando, dunque, muore il marito, non ha più senso di esistere.Molte vedove sono costrette a vivere in condizioni di emarginazione, prostituzione e miseria terribili. Per sopperire a questo problema, negli anni passati la vedova poteva sublimare la sua devozione al marito immolandosi e morendo con lui sulla pira funeraria. Questo fenomeno è denominato sati. Molte donne, si sono ribellate a questo fenomeno e ,più in generale, alla propria condizione di inferiorità. Molti progressi sono stati fatti, ma non è facile sradicare anni di tradizioni in un popolo tanto legato al suo passato, tanto forte delle sue credenze.
Nel 2016, La proteste delle indiane esplode su un diritto riconosciuto dalla Cosituzione: quello di pregare. E decidono di portare in tribunale i sacerdoti che le escludono dai luoghi di culto.
La loro marcia è stata presto fermata dalla polizia, ma hanno guadagnato l’attenzione di molti e, in poco tempo, di tutto il mondo. Le donne cercano il loro diritto alla spiritualità”. « è un diritto entrare nel tempio per pregare come ogni Hindu praticante. Queste sono tradizioni che vanno al di là di tutto, queste sono solo tradizioni umane. Dio non ha creato distinzioni tra uomo e donna, è nato anch’esso donna» ha precisato Trupti Desai. «Secondo l’art. 25 della Costituzione, ‘Tutte le persone sono ugualmente titolate alla libertà di coscienza e al diritto di professare, praticare e diffondere la religione’. Non siamo forse persone?»
È questa la voce delle donne Indiane, delle donne che lottano per i propri diritti da secoli e che forse, a piccoli passi, ci stanno riuscendo.
Oggi, allora, è un giorno importante perché questo è un altro piccolo passo verso un clima più rispettoso per le donne Indiane, è un piccolo passo verso la modernità, è un piccolo ma enorme passo per la libertà, è un piccolo passo per rispettare la donna in quanto tale e non subordinata alla figura maschile, perché tutte le donne abbiano la libertà di essere donne.

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