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Kristen Browde, Prima Candidata Sindaco Transgender in America

Kristen Browde ha 66 anni ed è candidata sindaco per il partito democratico a New Castle, dove vive, la prima transgender a concorrere per la carica di primo cittadino in America. La contea è un seggio sicuro, sono anni che il partito democratico vince. Una roccaforte politicamente tranquilla. La popolazione è di ceto medio alto e con un alto tasso di persone con lavoro sicuro; fino qui niente di particolare. Tutto scorre nel più normale modo in cui si può far politica in America. L’unica notizia che ha destato interesse negli anni precedenti è che proprio qui hanno residenza e votano Bill e Hillary Clinton.

Da Dave a Kristen Browde: la vita della candidata sindaco

Forse in questi ultimi decenni la cosa più interessante ruota proprio intorno alla nuova candidata: Kristen. Perché questa signora di mezza età è sempre stata in divenire. Ha cambiato lavoro, da giornalista ad avvocato. E prima si chiamava Dave Browde. Ha deciso infatti di cambiare sesso e identità e di buttarsi in questa nuova avventura politica. Con la ritrovata serenità di riconoscersi finalmente come persona.

I rumors dicono che siano stati i vertici del partito a chiamarla in causa, mentre lei stava pensando solo al proprio lavoro di avvocato. Kristen è il primo candidato transgender di un partito così grande. Sicuramente questo può essere visto come lo specchio di una società che si sta evolvendo e che sta cambiando i propri paradigmi e le proprie scale valoriali. Si ipotizza che la nuova candidata potrà essere assunta, proprio per questo, a simbolo. Simbolo di libertà e di scelta; ma, come lei stessa afferma, “credo che il mio essere uomo o donna influisca su questo come essere mancini o biondi. Cioè poco. Molto poco”.

Kristen Browde candidata sindaco: la sfida ai pregiudizi

Difficile crederle. Proprio in un America che ha fatto degli scandali e della vita privata dei candidati un’arma da utilizzare a proprio piacimento. E proprio in questa America dove Trump ha trionfato solo pochi mesi fa. Ma questo fa parte di una delle tante dicotomie che hanno sempre attraversato l’America. Un po’ perché formata da tanti stati differenti, ognuno con una propria identità forte, un po’ perché in America la libertà di pensiero è sempre molto acclamata.

La Browde sostiene di non avere paura di niente, che se è riuscita a superare le difficoltà interiori e di relazione con gli altri che la sua scelta ha comportato, è pronta a qualsiasi battaglia e ha superare i giudizi (pregiudizi) che necessariamente si attirerà. A noi, invece, non resta che attendere di vedere se le diversità sono ancora un problema o se un candidato, maschio, femmina o transgender che sia, sarà valutato e votato solo per quello che è: una persona. Una persona con un proprio programma e con le proprie idee da esporre. Noi in Italia siamo stati, in fondo, i primi o uno dei primi Paesi, ad avere eletto una donna transgender in parlamento. Ma questa è un’altra storia.

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