Attualità

La Funzione dell’Arte e il ruolo dell’Artista Oggi

Partiamo dall’assunto che l’arte sia una forma comunicativa che consente di esprimere innanzitutto noi stessi e la sensazione che abbiamo di ciò che ci circonda da un punto di vista personalissimo. In passato “arte” fu sinonimo di “sublime, perfezione, ricerca del bello” e più semplicisticamente di gradevolezza. Col passare dei secoli è divenuta ora austera e mistica, come nel Medioevo, o magnificente e geniale come nel Rinascimento, per poi balzare, di epoca in epoca ai giorni nostri dove è mutata, involvendosi o evolvendosi – in forma comunicativa diretta, anticonformista, spesso sgradevole o mercificata – a seconda delle tendenze.

Ma la creazione artistica in sé, quella magica azione che parte dall’estro creativo e si tramuta in concreta esposizione del proprio Io interiore in relazione al mondo cos’è? E’ sicuramente una forma di linguaggio autonoma, ma che s’imprende nel conoscere o voler conoscere il mondo. Anche quando l’arte è intimista e spalanca le porte alla comprensione della psiche di chi la produce riesce ad essere comunque ermetica poiché tutto si basa dal punto di vista dello spettatore che vi si appresta.

Di questi tempi, però, dove i canali comunicativi sono innumerevoli, dove si è sempre “più social”, dove i filtri fotografici creano capolavori in una manciata di istanti e le mode fanno il giro del mondo in pochi secondi grazie ad Instagram, Facebook e Twitter, dove ciò che oggi è meraviglioso domani può divenire banale in che modo l’arte e l’artista riescono a coesistere e inserirsi, pur senza annullarsi? E’ davvero così facile essere artisti? La risposta è no. O meglio… nì.

Da Nitsch a Michelangelo: vite di artisti

Anche se in molti amano “storcere il naso” davanti a quadri privi persino del colore o mostre fotografiche i cui soggetti sono al 90% sfocati o sovraesposti, c’è da dire che un numero sempre maggiore di nuovi artisti emergenti conquista la sua fetta di successo con lavori che inspiegabilmente una buona parte dell’opinione pubblica detesta o che giustamente condanna dal punto di vista etico e umano. Ne è un esempio lampante Hermann Nitsch, che mutila e crocifigge incolpevoli animali per portarli “in mostra”: il suo lavoro di performance viene raccontato e spesso paradossalmente “giustificato” con l’obiettivo di sfatare miti e tabù primordiali attraverso i suoi “rituali ancestrali” .

Una motivazione che ovviamente non basta al grande pubblico che, disgustata e adirata per le performances, ha spinto alla creazione di petizioni per fermare quello che è ritenuto un “sociopatico o psicolabile”, come è stato spesso etichettato dai visitatori. Associazioni a tutela degli animali si sono mosse e che ci raggiungesse in Italia o all’estero l’unanime punto di vista in merito è stato quello di condanna. Lungi da noi giustificare questo tipo di “fenomeno artistico” che punta all’horror e alla carneficina e che nulla ha a che fare con il genio creativo dei grandi del passato, spinti alla contemplazione della natura più che alla sua mutilazione la domanda viene da sé: cosa spinge una tipologia di artisti a usare questo canale comunicativo? Non vi è una risposta facile o non vi è affatto. Come detto in precedenza, esiste tutto un mondo interiore che muove i fili del genio creativo, sia esso folle o equilibrato e spesso la sua forma comunicativa, fin troppo cruda o essenziale, sfugge all’umana comprensione.

Volendo fare un parallelismo del tutto avulso da qualunque comparazione con Nitsch, non fu forse anche Caravaggio un animo tormentato? E forse su questo storcerete anche voi lettori il naso, sbigottiti dalla sola possibilità di porre in relazione o paragone due artisti praticamente agli antipodi. Eppure, il grande Michelangelo Merisi, che dei chiaroscuri e della luce seppe fare la sua cifra stilistica, analizzato dal punto di vista umano fu una figura del tutto singolare, tutt’altro che ordinaria o intimista: in primis donnaiolo, poi giocatore e persino attaccabrighe, per tutta la sua vita fu praticamente sempre nei guai. Ribelle e anticonformista per l’epoca collezionò tutta una serie di problemi con la legge a partire dal 1600. Se spesso riuscì a salvarsi, persino da una condanna a decapitazione (ne è un esempio la rissa in cui egli stesso fu ferito e dove a sua volta uccise Ranuccio Tommasoni, nel 1606 con il quale era già entrato in contrasto in passato e che lo obbligò a fuggire da Roma) e riparare altrove fu grazie alla benevolenza di nobili o pontefici che appoggiarono il suo innegabile genio nonostante il pessimo carattere che per tutta la vita fu l’unico ostacolo alla sua grandezza, pur non condividendone lo stile di vita.

E che dire allora dell’incommensurabile Michelangelo… Non fu forse anch’egli una figura controversa? Sebbene geniale sotto ogni punto di vista fu conosciuto per esser schivo e burbero, nonché poco incline alla vita pubblica e agli affetti. Infatti non si sposò mai e, geloso oltremodo del proprio lavoro, non fu forse proprio lui a bruciare tutti i suoi studi, i suoi bozzetti e molto altro ancora prima della sua morte a Roma? Una cosa che senz’altro noi di questi tempi non faremmo mai, o forse mai, presi come siamo dalla spasmodica voglia di lasciare tracce ai posteri. Casa Buonarroti è giunta sino ai nostri giorni (di cui vi abbiamo parlato nell’articolo dedicato a Firenze giorni fa) per la fortunata coincidenza che avesse preso a cuore uno dei propri pronipoti, destinandogli in eredità tale proprietà.

Cosa rende oggi un comune soggetto un artista?

Gli esempi potrebbero essere ancora svariati e non vorremmo tediarvi, ma quelli appena analizzati mostrano come non sempre arte e artista corrispondano o si configurino sotto il medesimo profilo. E allora, per quanto appena analizzato, non c’è forse da esaminare con nuovi occhi la scena artistica moderna? Cosa rende oggi un comune soggetto un artista? La stessa, inspiegabile attrazione che rendeva tali, all’epoca gli uomini e le donne (perché ve ne sono tantissime di figure femminili nel campo dell’arte e ve ne approfondiremo i dettagli magari la prossima volta) che hanno fatto la storia: la singolarità. La non convenzionalità, il non volersi uniformare alla massa, il sapersi distinguere ricercando una propria cifra stilistica (che sia il modo di dipingere, la tecnica, gli strumenti utilizzati o anche solo i colori scelti poco importa) e la capacità di saper ribaltare le nostre convinzioni obbligandoci a contemplarle in una nuova veste.

Per questo la nostra risposta è un nì, perché nell’era della tecnologia, delle mode e delle tendenze riuscire a NON massificarsi è davvero un’impresa. Riuscire a trovare soprattutto qualcosa che possa risultare nuovo e non “già visto” è spesso utopia. E dunque, la funzione attuale dell’arte quale crediamo debba essere nel 2017? Senza dubbio alcuno permetterci di tornare a stupirci come per i grandi del passato. Ormai le meraviglie sono state compiute pressoché tutte da loro, quindi sarà mai possibile per gli artisti di oggi riuscire ad evocare o replicare tanta meraviglia?

Vi lasciamo a un ultimo spunto di riflessione con Piero Manzoni: forse “i non addetti ai lavori” non conoscono una delle sue opere più celebri, “Merda d’Artista”… vi invitiamo cordialmente ad una delle classiche ricerche flash su Google per sorprendervi e farvi sorridere. Chissà, magari riusciremo anche noi a strapparvi una qualche emozione, certamente sbigottimento. Ebbene, se già dal titolo della sua opera avete compreso qualcosa, vi basti sapere che nell’ironica essenza del suo operato proprio Manzoni asseriva che quando si diventa famosi tutto possa valere, di quella persona… Persino l’impensabile. Più chiaro di così!

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