Migranti, fermata a Lampedusa nave Iuventa della Ong tedesca Rettet
Lampedusa, fermata nella notte dalla Guardia Costiera italiana la nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet, che l’ha scortata fino al porto. Dalla nave sono stati fatti scendere due siriani, accompagnati nel Centro di prima accoglienza dell’isola. I due migranti erano stati trasferiti in precedenza a bordo della nave della Ong tedesca proprio da una delle unità militari italiane impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Mediterraneo. Per scortare in porto la Iuventa sono intervenute diverse motovedette della Guardia Costiera, con un grande spiegamento di forze dell’ordine anche sulla banchina.
Sebbene le autorità si impegnino nel rassicurare tutti che si tratta di un semplice controllo di routine, il tenente di vascello Paolo Monaco è rimasto due ore in cabina di controllo a verificare i documenti dell’intero equipaggio. Ci sono buoni motivi per poter ritenere che non si tratti di un semplice giro di vite nei confronti delle Ong che non hanno firmato il codice di condotta italiano voluto dal Viminale, ma il monitoraggio sembra essere legato a un’inchiesta della Procura di Trapani in collaborazione con lo Sco, il Servizio centrale operativo della della Direzione centrale anticrimine della Polizia. I magistrati trapanesi stanno indagando su presunte collaborazioni con gli scafisti nel traffico di essere umani.
L’inchiesta della procura di Trapani segue quella del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che lo scorso aprile denunciò i legami tra scafisti e i soccorritori di alcune Ong. I sospetti si sono acuiti in questi ultimi giorni quando solo tre delle dieci Ong hanno firmato il codice di condotta, e fra esse non compare la tedesca Rettet che ha giustificato con queste parole il suo rifiuto: “Ci sono soprattutto due punti problematici: l’impegno richiesto alle navi di soccorso di concludere la loro operazione provvedendo allo sbarco dei naufraghi nel porto sicuro di destinazione, invece che attraverso il loro trasbordo su altre navi” e “la presenza a bordo di funzionari di polizia armati, che è contraria alla politica ‘no-weapons’ che applichiamo rigorosamente in tutti i nostri progetti nel mondo”, per bocca del portavoce Titus Molkenbur. Essa è stata fondata fondata nel 2015 da giovani dell’alta e media borghesia tedesca che hanno scelto di salvare i migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, aveva acquistato due anni fa la Iuventa nel porto di Endem, in Germania, trasformando quel vecchio peschereccio in una vera nave adatta a missioni di search and rescue.
Senza volerci necessariamente leggere amoralità o interessi economici con contrattazioni con scafisti e guerriglieri indigeni, volendo ancora restare legati a quel briciolo di umanità che ci resta e che gli eventi di cronaca così vicini nel tempo ci hanno lasciato nonostante ci si abitua a tutto, e si arriva a restare addirittura indifferenti allo scempio di vite perse in mare, è innegabile che questo flusso vada regolamentato. A tutela degli Stati che possono organizzare con maggiore fruibilità l’ingresso nei centri di accoglienza dei migranti. A tutela delle operazioni di soccorso nel caso di migranti feriti. Sì a tutela stessa dei migranti. E delle organizzazioni stesse.