Cinema

Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin, recensione del documentario di Herzog

L’amicizia tra Herzog e Chatwin è raccontata in tutta la sua tenerezza in Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin. Un viaggio tra Australia, Cile e Gran Bretagna ripercorre le tappe della fortunata carriera letteraria dello scrittore scomparso prematuramente

Non è ancora ben chiaro se la fama di Werner Herzog come documentarista preceda quella di regista di lungometraggi o viceversa, ad ogni modo il regista bavarese è ancora in un periodo artistico del tutto propizio e fruttuoso. Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato il suo nuovo lavoro, Nomad: in the footsteps of Bruce Chatwin, che – come si evince dal titolo – tratta del celebre scrittore Bruce Chatwin, conosciuto in Italia principalmente per il capolavoro “In Patagonia”.

Il documentario ha come protagonista indiscusso lo stesso Herzog, narratore e personaggio principale del racconto. L’amicizia tra Herzog e Chatwin era infatti molto stretta: il regista tedesco ci offre un personale ricordo dello scrittore deceduto nel 1989 a causa dell’AIDS. Chatwin prima di essere uno scrittore era innanzitutto un viaggiatore: probabilmente i due elementi vanno di pari passo. I suoi romanzi, tra cui il già citato “In Patagonia” non sono assolutamente frutto di invenzione, ma frutto di esperienze vissute negli angoli più inospitali del mondo.

Viaggio e desiderio di conoscere, la mimesis dello spettatore nel documentario

Nomad è un vero e proprio cammino tra Gran Bretagna, Cile ed Australia: luoghi visitati in più occasioni da Chatwin e fonte di ispirazione per i suoi romanzi. Il celebre romanzo-diario “La Via dei Canti” trova ampio spazio nel lavoro di Herzog.

Nel documentario si evidenzia come Chatwin nei suoi libri raccontasse “una verità e mezzo”: al racconto oggettivo dei fatti si sovrappone sempre una successiva operazione di idealizzazione per rendere poetico ciò che a prima vista non poteva sembrarlo. È questa la stessa operazione che Herzog compie nei confronti del suo amico: il racconto della sua vita per aneddoti viene impreziosito da un’effettivo “pellegrinaggio” sui luoghi visitati dallo scrittore britannico. Vengono quindi offerti in sequenza panorami mozzafiato e silenzi senza tempo. Herzog ancora una volta non manca di sublimare il concetto di documentario: l’esperienza visiva è sicuramente totalizzante e la barriera tra racconto oggettivo ed idealizzazione è sicuramente flebile.

Nomad, lo struggente racconto dell’amicizia tra Herzog e Chatwin

Anche quando i sintomi più aggressivi dell’AIDS si mostravano in tutta la loro forza, Chatwin è stato presente sui set dell’amico regista. Herzog è nella peculiare condizione di raccontare la vita di Chatwin offrendo aneddoti sui suoi film e inserendone iconiche sequenze. Tra le molte sono state riproposte scene da Fitzcarraldo, Dove sognano le formiche verdi e Cobra Verde.

Il filo rosso dell’amicizia tra i due artisti è simboleggiato dallo zaino di pelle di Chatwin, ora di proprietà di Herzog. Questo gli viene regalato in estremo punto di morte, venendo così a rappresentare un epocale passaggio di testimone tra due amici accomunati dall’amore per arte, cinema e viaggio. Molto toccante anche la lettura degli ultimi appunti dello scrittore, redatti con scrittura minuta ed incentrati principalmente sul tormentato rapporto tra Dio ed uomo.

Nomad-herzog-chatwin-recensione

Nomad quindi riesce ad essere toccante “nel complesso”, sono tanti gli elementi che fanno calare lo spettatore nella profonda amicizia che ha legato due umani: il dolore di Herzog nel ricordare e mostrare foto dell’amico malato in stadio terminale è il dolore dell’avventore che viene a conoscenza per la prima volta di tale forte legame. Guardando il documentario di Herzog l’empatia è fortissima ed il viaggio (in questo caso verso la conoscenza) assume tinte quasi mistiche. Toccanti anche le testimonianze della moglie di Chatwin, su cui la camera di Herzog indugia molto. Ha dichiarato in seguito il regista:

Volevo realizzare un film che non fosse una semplice biografia tradizionale ma che desse conto di una serie di incontri ispirati dai viaggi e dalle idee di Bruce. Personaggi stravaganti e selvaggi, bizzarri sognatori e grandi idee sulla natura dell’esistenza umana erano i temi da cui Chatwin era ossessionato e di questi ho cercato di raccontare

Gli amanti dei fortunati incroci tra letteratura e cinema non potranno astenersi da guardare questa piccola perla da 85 minuti, toccante per certi versi e stimolante per altri.

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Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia e Culture Globali presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.
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