Attualità

Ragazzino tenta il suicidio due volte in un mese perché preso in giro

Brian Birchall ha 12 anni e vive a Gympie, una cittadina dello stato australiano del Queensland.
Un ragazzino normale che si è trovato però a vivere per anni un incubo.
Brian è infatti quello che in gergo si definisce “ginger”, ovvero una persona con i capelli rossi. A causa di questa sua caratteristica, è stato costretto a cambiare scuola per ben sette volte, senza riuscire tuttavia a risolvere il problema.

Il ragazzo ha sempre subito vessazioni da parte dei suoi compagni, è stato deriso e addirittura picchiato per il colore dei suoi capelli, e non è mai riuscito a trovare il modo per mettere fine a questa situazione. Brian, esasperato da questi continui atti di bullismo, ha tentato il suicidio per ben due volte in un mese. La mamma di Brian, Patrina Benton, ha preso la drastica decisione di non mandarlo più a scuola. “Se sto infrangendo la legge tenendo mio figlio al sicuro, mi vengano a cercare, mi arrestino e mi chiudano a chiave. Dovrei forse restare inerme a guardare cosa succede in quella scuola dove nessuno muove un dito per difendere mio figlio dai bulli? Le ho provate tutte, gli ho fatto cambiare scuola, ho informato la polizia e il Dipartimento di Educazione del Queensland: tutto senza risultati” ha dichiarato la donna.

Legge Cyberbullismo Camera
Il 4 marzo, dopo l’ennesimo tentativo di Brian di togliersi la vita, Murray Benton, 24 anni, ha raccontato al Daily Mail la terribile situazione che il fratello minore era costretto a vivere: “Per mesi è stato vittima di bullismo a scuola, è stato spinto, preso in giro con soprannomi e messo alla berlina, picchiato selvaggiamente”.
La mamma di Brian ha lanciato una campagna antibullismo su FB, “Fight the Good Fight Against Bullying”, alla quale hanno aderito moltissime persone. Tra queste anche diverse celebrità come Ed Sheeran. Il cantante, anche lui “ginger”, ha deciso di incontrare il ragazzo per dargli personalmente il suo sostegno.
Il portavoce del Dipartimento di Educazione del Queensland ha commentato la vicenda rilasciando questa dichiarazione al Daily Mail Australia: “Gympie State High School si impegna a fornire un ambiente di apprendimento sicuro, rispettoso e disciplinato per studenti e personale. Il bullismo non è tollerato nelle scuole statali del Queensland. Qualsiasi situazione che minacci la sicurezza e il benessere degli studenti è trattata con estrema serietà e trattata come una questione di priorità urgente”.
Ma queste parole sono state pronunciate anche in altri casi e non sono state sufficienti a fermare i bulli. Le vittime devono avere la certezza di un appoggio delle istituzioni, devono essere protette e non devono sentirsi sole. Gli atti di bullismo devono essere seriamente perseguiti, non solamente condannati. Almeno nel caso di Brian, l’appoggio ricevuto ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica una situazione che per sette anni era rimasta nell’anonimato.

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