Cinema

“Un padre, una figlia”: recensione sul film

Doveva chiamarsi inizialmente Fotografii de familie il nuovo film di Cristian Mungiu (4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e Oltre le colline) che porta il titolo italiano di Un padre, una figlia, il cui titolo originale è invece Bacalaureat.

Le recensione del film

Romeo Aldea (Adrian Titieni) è un modesto medico cinquantenne in una piccola città di montagna in Transilvania. Uomo di sani principi, marito disilluso, ha dato tutto alla sua unica figlia Eliza, diciottenne equilibrata e studentessa modello, che in cambio lo ha sempre ripagato regalandogli grandi soddisfazioni. La ragazza ha infatti ottenuto una borsa di studio per potersi trasferire in Gran Bretagna in seguito al diploma di liceo, realizzando così il sogno che suo padre aveva per lei. Quando, un giorno, Eliza viene aggredita tutto cambia. La ragazza è scioccata dall’aggressione: si scopre fragile e mette in dubbio il suo futuro, inclusa la sua partenza all’estero. Romeo, però, non si arrende: farà di tutto per impedire che quel piccolo episodio turbi l’esistenza di sua figlia. Ma questo suo obiettivo lo costringerà a scontrarsi con i suoi stessi principi.

Il fine giustifica i mezzi? Da questo interrogativo muove il nuovo film di Cristian Mungiu, che ci racconta un’ordinaria storia di amore paterno che rischia di causare un disfacimento del nucleo familiare. Ma il tema più caro a Mungiu è proprio la difficoltà ordinaria a tenere fede ai propri principi. Romeo vorrebbe solo il meglio per sua figlia, ma Eliza è davvero così matura da affrontare la sua vita da sola? Ci troviamo di fronte ad una situazione analoga a quella vista in un altro film rumeno: Il caso Kerenes di Calin Netzer, dove però era una madre a proteggere un figlio adulto.

Quali sono i punti forti del film, tra i più apprezzati al Festival di Cannes?

Uno dei titoli più apprezzato all’ultimo Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il Prix de la mise en scène in ex aequo con Personal Shopper di Olivier Assayas, Un padre, una figlia ha una buona messa in immagine, merito di una m.d.p. che si preoccupa di non disturbare l’intimità dei personaggi e di una fotografia che cerca di dare l’idea di un nucleo familiare apparentemente sereno, pur non avendo la stessa forza drammatica del precedente Oltre le colline. La Romania non lo ha proposto per gli Oscar, preferendogli Sierra Nevada di Cristi Puiu. Peccato.

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