USA tagliano gli aiuti ai Palestinesi
Il Segretario di Stato americano, Rex Tillerson, ha annunciato che il suo Paese non verserà, per il momento, la quota annuale di finanziamento alla Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. Tale rinvio del pagamento sarebbe la conseguenza del tweet scritto dal Presidente Trump il 2 gennaio scorso, nel quale egli si lamentava per il fatto che la Palestina, nonostante i consistenti aiuti statunitensi, avesse ormai assunto atteggiamenti estremisti.
Una ritorsione di Trump?
Gli USA, entro il 5 gennaio, avrebbero dovuto versare 125 milioni di dollari all’UNRWA, l’Agenzia istituita nel 1949 con il compito di fornire assistenza sanitaria e istruzione ai civili costretti ad abbandonare le loro case in seguito alle guerre arabo-israeliane. Il Governo americano, finora, aveva garantito il maggiore sostegno economico a tale ente. In seguito agli avvenimenti successivi al riconoscimento, da parte di Trump, di Gerusalemme quale “capitale eterna” dello Stato ebraico, la leadership palestinese aveva criticato gli Stati Uniti mettendone in dubbio l’imparzialità e l’autorevolezza. Dopo la condanna di tale riconoscimento, pronunciata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel dicembre scorso, sia il Presidente USA sia la sua ambasciatrice al Palazzo di Vetro avevano minacciato di tagliare i fondi a tutti i Paesi e le organizzazioni dimostratisi irriconoscenti.
La preoccupazione degli alleati mediorientali
Grande preoccupazione per lo scontro tra la Casa Bianca e il Palazzo di Vetro è stata espressa dalla Giordania e dall’Egitto, storici alleati degli USA in Medio Oriente. La mossa di Trump ha immediatamente ricevuto l’approvazione del Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo ha dichiarato che il suo Paese seguirà gli Stati Uniti lungo la strada della aperta contestazione di tutti coloro che continueranno a offendere Israele e a tutelare i terroristi di Hamas. Nonostante i proclami minacciosi di Netanyahu, i consiglieri di quest’ultimo per la Sicurezza nazionale hanno messo in guardia il Governo di Tel Aviv circa i pericoli di un atteggiamento oltranzista. Abbandonare i tavoli negoziali promossi dalle Nazioni Unite e diretti alla risoluzione della questione palestinese, secondo l’International Institute for Counter-Terrorism, causerebbe l’isolamento e una maggiore vulnerabilità di Israele. Lo Stato ebraico rischierebbe l’accerchiamento da parte dei Paesi arabi confinanti, la stessa situazione creatasi nel 1967 e nel 1973.