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Blue Whale: cos’è e come si svolge il gioco che spinge al suicidio

Il macabro rituale che spinge gli adolescenti al suicidio. Il servizio, molto contestato, de "Le Iene" e l'arresto del suo ideatore.

La vicenda Blue Whale è stata, senza dubbio, uno degli eventi più assurdi che hanno colpito l’immaginario collettivo degli ultimi anni. Un macabro gioco che avrebbe, secondo alcune fonti, indotto al suicidio più di 150 adolescenti russi nel 2016. Fenomeno che ha avuto risonanza anche in Italia dopo un servizio andato in onda nel programma televisivo “Le Iene”.

Cos’è Blue Whale

Con il nome Blue Whale s’indentifica quel fenomeno sociale nato in Russia e diffusosi sui social. Una specie di assurdo e macabro rituale che ha lo scopo di condurre qualcuno, in prevalenza un giovane debole e depresso, verso il suicidio. Un gioco online a cui si decide di partecipare, in modo volontario, postando un messaggio con l’hashtag #f57.

Messaggio che porta l’individuo partecipante ad un contatto immediato, e in forma privata, con un “master” che sottopone un elenco di prove ben precise. D’altra parte, lo stesso master sarebbe in possesso anche di informazioni personali sull’individuo che in caso di disobbedienza porterebbero a ritorsioni violente sulla famiglia del “giocatore”. Per quanto riguarda il nome, Blue Whale fa riferimento al comportamento della balenottera azzurra che a volte si arena sulle spiagge, comportamento, in modo errato, paragonato al suicidio.

Come si svolge Blue Whale

Come abbiamo già accennato, Blue Whale consiste in un “assurdo” gioco che si sviluppa in 50 giorni di prove da superare. I concorrenti, vale a dire gli adolescenti adescati sui social, entrano a far parte del “vortice della morte”. Le prove d’affrontare apparentemente innocenti vengono, però, seguite da altre per lo più macabre, tra cui la deprivazione del sonno, l’ascolto o la visione di film e canzoni proposte dal master, sostare sul bordo di un palazzo molto alto o sui binari di una ferrovia, e l’automutilazione, ad esempio incidersi sulla pelle con una lama una balena e, successivamente, renderne pubblica la foto. Il 50esimo giorno, l’atroce prova conclusiva, commissionata dal “master”, consiste nel trovare il palazzo più alto della propria città e buttarsi giù. Quindi, l’ultima prova non è altro che il suicidio.

Il caso Blue Whale in Russia

Uno degli interrogativi più comuni riguardanti Blue Whale è rappresentato dalle sue origini. In molti si sono interrogati sulle motivazioni, e sulle cause, che avrebbe portato questo particolare evento a svilupparsi e diffondersi proprio in Russia. A quanto pare, però, da alcuni studi di settore nell’ultimo decennio è emerso che il tasso di mortalità, dovuto al suicidio, nei giovani si aggira intorno al 62%. Ad esempio, nel 2013, sono stati riscontrarti addirittura 461 casi di suicidio giovanile.

Un fattore non di poco conto che ha indotto l’opinione pubblica a sostenere come la Russia potesse essere un terreno indubbiamente fertile per il diffondersi di un rituale simile. D’altra parte, è stato il giornale russo Novaya Gazeta il primo a svolgere un’inchiesta a riguardo, collegando che su 130 morti avvenute, nell’arco di tempo tra novembre 2015 e aprile 2016, 80 sono da collegare a comunità virtuali presenti sul Facebook russo “VKontakte”.

Blue Whale in Italia e il servizio delle Iene

Qualche anno fa anche in Italia s’iniziò a parlare di questo “pericoloso” gioco, e del suo assurdo rituale, dopo un servizio andato in onda nel programma televisivo “Le Iene nel 2017. Servizio che, oltre a raccogliere le dichiarazioni di alcune mamme russe di ex “giocatori”, accomunava la vicenda di un ragazzino livornese che si era suicidato lanciandosi da un grattacielo proprio a questo macabro rituale. D’altra parte, in questi anni ci sono stati anche altri casi presunti legati al Blue Whale come quello del ragazzo trovato morto a Parigi o quella della ventenne che istigava una dodicenne ad auto mutilarsi. Quest’ultimo, risulterebbe l’unico caso legato al gioco Blue Whale in Italia.

L’arresto di Philipp Budeikin

Nel maggio 2016 venne arrestato il 21enne studente di psicologia Philipp Budeikin considerato l’ideatore del macabro rituale Blue Whale. Condannato a tre anni e quattro mesi, per aver istigato al suicidio due ragazze adolescenti, Philipp Budeikin avrebbe comunque ammesso, dichiarandosi colpevole, di aver indotto al suicido 17 persone: “Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società. Ho fatto morire quelle adolescenti, ma erano felici di farlo. Per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza”.

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