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Chi era Charles Manson? Vita, Manson Family, omicidi e figlio segreto

Il processo e la condanna

L’attività della “Family” durò per altri mesi, fino alla conclusione delle indagini di Vincent Bugliosi, avvocato di origini italiane. Testimone chiave nel processo fu Linda Kasabian, la ragazza che ricoprì il ruolo di “palo” la sera del 9 agosto 1969 che per evitare l’incarcerazione, testimoniò contro Charles Manson, arrestato per quello che viene ricordato come “Il caso Tate-LaBianca” con l’accusa di essere il mandante degli omicidi.

Il processo vero e proprio contro Manson ebbe luogo nel 1970 ed è ricordato per la lunghezza: il solo dibattimento preliminare durò quasi un anno. L’assassino non mancò di presenziare ai vari dibattimenti con diversi colpi di scena: dapprima si presentò con una croce cristiana disegnata e poi con una X incisa sulla fronte, trasformata durante gli anni di prigionia in una svastica.

Manson dichiarò sempre di non essere responsabile degli omicidi del ’69; Susan Atkins invece, rivelò che Manson aveva programmato di uccidere in seguito nomi noti nello show business come Liz Taylor, Steve McQueen, Tom Jones, Richard Burton, e Frank Sinatra, pur non avendo prove materiali a sostegno. Il 29 marzo 1971 il processo si chiuse con la condanna a morte di tutti i componenti della “Famiglia”.

Inizialmente Manson e i responsabili degli omicidi erano nel braccio della morte, pena poi commutata in ergastolo a causa dell’abolizione della pena di morte avvenuta nel 1972 nello Stato della California.

Charles Manson, la morte

Il 19 novembre 2017 Charles Manson muore all’età di 83 anni a causa di un arresto cardiaco al Kern County Hospital di Bakersfield; pochi giorni prima era stato ricoverato per emorragia intestinale. Soffriva da tempo per un cancro al colon.

La lettera a Marilyn Manson

Nel settembre del 2012 apparve online una lettera di Charles Manson indirizzata a Marilyn Manson; non risulta che vi sia stata alcuna replica da parte del cantante.

Charles Manson, le ipotesi sugli omicidi

Quale sarebbe il movente alla base degli omicidi compiuti dalla Manson Family?È questo l’interrogativo che ci si pone tuttora e al quale non si riesce a dare una risposta. Diverse ipotesi aleggiano in merito: c’è chi attribuisce la follia omicida alla smania di Manson di finire sotto i riflettori dell’opinione pubblica in seguito al sogno svanito di diventare una rockstar di successo.

Altri parlano di una fantomatica vendetta che l’uomo avrebbe nutrito nei confronti delle persone ricche e famose, essendo lui stesso vissuto nella povertà e in mezzo alla strada. Si ritiene a tal proposito che con la scritta “Death to Pigs” Manson volesse dimostrare il proprio disprezzo nei confronti di tutti coloro che appartenevano all’establishment. Teoria poi smontata dalle amicizie “di lusso” che Manson aveva con personaggi di livello come Dennis Wilson oppure il produttore Phil Kaufman; pass che gli ha permesso di conoscere il mondo di Hollywood e registrare le sue canzoni.  In più di un’occasione lo stesso Manson ha ribadito in varie interviste televisive la voglia di vivere in libertà e lontano da ritmi della società, motivo per cui preferì rimanere presso lo Spahn Ranch piuttosto che andare a vivere nei quartieri di Hollywood.

Nel libro di Vincent Bugliosi si dichiara che Manson fu ispirato dai Beatles e nello specifico dalla canzone Helter Skelter, dove credeva di aver individuato una sorta di “messaggio profetico” a lui indirizzato che gli ordinava di diffondere il caos in vista di un’imminente guerra razziale. Lo stesso avvocato e scrittore statunitense sostiene la teoria che Manson avesse ordinato l’omicidio di Sharon Tate per il desiderio di attribuire l’omicidio alla comunità afro-americana della città di Los Angeles. Negli anni successivi queste ipotesi si riveleranno inconsistenti in seguito alle interviste e alle ulteriori indagini condotte su Manson e sui reali responsabili degli omicidi.

Congetture a parte, Charles Manson ha sempre dichiarato di essere un criminale ma non il mandante degli omicidi. A fronte dei lavori che si richiamavano alle carte processuali, alle testimonianze giurate e ai verbali di polizia, negli anni successivi furono anche pubblicati libri a difesa di Charles Manson, quali Reflexion di Lynette Fromme, membro della Famiglia, Goodbye Helter Skelter di George Stimson, amico di un’altra seguace, Sandra Good, The Manson File e The Manson File: Myth and Reality of an Outlaw Shaman di Nikolas Schreck con contributi dello stesso Manson e Now Is The Only Thing That’s Real: A re-examination of the Manson murders, motives and mythos di Neil Sanders.

Anche la madre di Sharon Tate, Doris, e Tex Watson in persona, in televisione declinarono ogni responsabilità da parte di Charles Manson per gli omicidi avvenuti.

Charles Manson, il figlio segreto

Matthew Roberts è un disc jockey di Los Angeles adottato in tenera età da una famiglia e cresciuto nell’Illinois. Il coupe de teatre avvenne nel 2009: infatti Matthew scoprì di essere figlio di Charles Manson. Scoperta choc per il ragazzo, dopo anni passati alla ricerca dei suoi genitori biologici, peraltro cominciata nel 1997 nonostante la disapprovazione del padre adottivo.

Inevitabile il contraccolpo psicologico per Roberts, che sprofondò nella depressione. La storia è stata raccontata dall’edizione online del tabloid britannico The Sun. “Non ci volevo credere. Ero spaventato e arrabbiato allo stesso tempo. È stato come scoprire che tuo padre è Adolf Hitler”, ha detto Matthew. Dalla madre, trovata mediante un’agenzia di servizi sociali, si è fatto raccontare tla storia: lei e Manson si conobbero nel 1967 a San Francisco durante la famosa Summer of Love e, nel corso di un’orgia dove furono consumate massicce dosi di droga, Terry rimase incinta.

Malgrado il trauma e le conseguenze emotive non indifferenti, il ragazzo ha avviato una corrispondenza epistolare col killer il quale, di fatto, non solo gli ha confermato di essere suo padre ma ha sempre risposto alle sue lettere scrivendo “cose folli” e firmando con una svastica.

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Veronica Mandalà

Palermitana di nascita, sono laureata in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Appassionata scrutatrice della realtà in tutte le sue sfumature, mi occupo di attualità, politica, sport e altro.
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