Musica

Chester Bennington, la morte tre anni fa

Voce graffiante ma dolce, velata di malinconia e tanta durezza. Questo era il tratto distintivo di Chester Bennington, frontman dei Linkin Park suicidatosi il 20 luglio 2017 a soli 41 anni nella sua residenza a Palos Verdes Estates, in California. Un gesto che ha fatto tanto rumore e sconvolto il mondo della musica e milioni di fan a pochi giorni di distanza da un’altra morte imprevista: quella del leader dei Soundgarden Chris Cornell. Il gesto estremo ha accomunato i due artisti dopo l’amicizia fraterna che li legava da una vita: l’impiccagione.

In occasione della morte della voce del grunge di Seattle, Chester scriveva sui social: “Mi hai ispirato in modi che nemmeno puoi immaginare. Il tuo talento era puro e senza rivali. La tua voce era gioia e dolore, rabbia e perdono, amore e crepacuore, tutto insieme. Suppongo che è quello che siamo tutti. E tu mi hai aiutato a capirlo”.

Quella di Chester Bennington è stata una vita piena di sofferenze, dal divorzio dei suoi genitori alle molestie sessuali perpetrate ai suoi danni da un ragazzo più grande di lui (molestie mai denunciate però). Queste situazioni hanno inciso profondamente sul rafazzo, caduto poi nel baratro della depressione e che cercava di combattere con alcol e droghe. Una via di fuga da quel baratro poi trovata con la moglie Talinda e i suoi sei figli. Purtroppo si sa, la depressione è un male oscuro e invisibile che talvolta si cela dietro un sorriso, come quello che ad esempio mostrava il cantante dei Linkin Park, apparentemente sereno e allegro in un video pubblicato 36 ore prima del fatto.

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Veronica Mandalà

Palermitana di nascita, sono laureata in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Appassionata scrutatrice della realtà in tutte le sue sfumature, mi occupo di attualità, politica, sport e altro.
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