L’uomo che domenica scorsa, sul tratto autostradale A14, ha lanciato sua figlia dal cavalcavia e poi si è tolto la vita, non aveva nessuna patologia, né alcun evidente problema psicologico.
La mattina di domenica, la moglie di Filippone, Monica Angrilli, insegnante cinquantaduenne, era caduta dal balcone dell’abitazione che i due coniugi affittavano agli studenti, a Chieti Scalo.
L’autopsia sul suo corpo ha confermato che non si è trattato di una caduta accidentale: il marito l’ha spinta giù. Le sue condizioni, molto precarie, non avevano lasciato speranze. Era stato lo stesso marito a portarla in ospedale e, dopo aver fornito false generalità, era corso via per prelevare la figlia Ludovica, rimasta dai nonni materni, per compiere il suo atroce piano omicida. Testimoni raccontano di aver visto l’uomo e la bambina passeggiare mano nella mano, poi lui si è fermato e in un attimo ha spinto la piccola giù dal ponte.
Nessun urlo, nessuna reazione da parte di Ludovica che, probabilmente, era sotto effetto di sonniferi o sedativi. Sarà l’autopsia ad accertarlo. Dopo sette ore di trattative con i mediatori, ha deciso di farla finita anche Fausto e si è lanciato giù da quello stesso ponte. Chi conosceva Filippone racconta di un uomo serio e riservato. Lo scorso agosto aveva perso la madre, malata di Alzheimer e quella perdita forse l’aveva scosso più di quanto si potesse immaginare. L’uomo, pochi mesi fa, aveva richiesto il porto d’armi per il tiro a volo. Ora, è tutto al vaglio degli inquirenti che, nel tratto in cui l’imprenditore si è tolto la vita, hanno ritrovato un biglietto con nomi e cognomi scritti alla rinfusa. Bisognerà capire cosa ci sia dietro quella lista e soprattutto dietro il gesto estremo di un padre che, in una domenica qualunque, ha deciso di mettere fine alla sua famiglia che, solo due giorni prima, si era ritrovata, felice e spensierata alla recita scolastica della piccola Ludovica.
