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Corte Suprema USA conferma Muslim Ban di Trump

Stati Uniti d’America – L’amministrazione Trump può procedere spedita con i due ordini esecutivi del Muslim Ban: si tratta di un decreto che prevede il fermo sui visti (per l’appunto il bando) dei rifugiati in arrivo da sei Paesi a maggioranza musulmana. A deciderlo è la Corte Suprema. In precedenza la Corte d’Appello, massima corte statunitense, aveva posto limiti a questo divieto con un blocco in via temporanea. Allo stato attuale delle cose, dunque via libero definitivo al bando fortemente promosso dal tycoon.

Muslim Ban: focus in dettaglio sui due ordini esecutivi

In pochi forse ricorderanno che tempo addietro ricorse il termine del Muslim Ban come punta di diamante della politica di Trump, ai tempi della corsa al seggio presidenziale. Sogno dell’attuale Presidente era allora quello di negare l’ingresso negli States ai cittadini di paesi a maggioranza musulmana. Molti, allora criticarono fortemente il tycoon; fu tacciato, non proprio velatamente, di voler cancellare non solo quanto di buono fosse stato operato in quegli anni da Barack Obama. Ma di riformare l’animo stesso degli Stati Uniti, da sempre considerata Patria delle Opportunità da tutti i migranti esteri.

Altri, sospettarono che fosse una strategia operata da Trump per ottenere le simpatie degli americani, in un clima di forte dissenso per il popolo musulmano seguito a tragedie di matrice terroristica quali l’11 settembre 2001. A ben ricordare anche qui dall’Italia, questa non è la prima delle controverse riforme del Presidente statunitense, che segue l’acceso dibattito scaturito dalla volontà di “ritoccare” anche le fila militari USA impedendo ai transgender di arruolarsi.

Il presidente americano Donald Trump firma il 27 gennaio 2017 l’ordine al Pentagono, con il vicepresidente Mike Pence (a sinistra) e il segretario di difesa James Mattis (a destra) al suo fianco. Sotto, un estratto dell’originale.

Ma, tornando al decreto appena approvato dalla Corte Suprema. Nel primo ordine esecutivo del Muslim Ban (il 13769 il divieto originale) i sette Paesi erano Somalia, Sudan, Iran, Iraq, Siria, Yemen e Libia; successivamente furono portati a sei (secondo ordine esecutivo, il 13780, rivisto e che sostituisce l’originale) e prevedeva il blocco dei visti per i paesi a maggioranza musulmana. E’ proprio il 13780 ad esser stato appoggiato dalla Corte Suprema.

Come spiega anche il Sun, che si è occupato della notizia, i giudici della Corte Suprema hanno concordato con quanto sostenuto per il Muslim Ban da Trump, annullando la sentenza della Corte d’Appello che avrebbe reso di fatto “più facile” il divieto, consentendo fino a 24.000 rifugiati di entrare nel Paese entro la fine di ottobre.

Un decreto, il cui dibattito proseguirà ancora 

Il prossimo appuntamento della vicenda Muslim Ban è fissato per il 10 ottobre. In tale data verranno ascoltate le argomentazioni sulla legittimità dei divieti per tutti quei viaggiatori provenienti da sei paesi a maggioranza musulmana, nonché dei rifugiati di tutto il mondo. Nel dettaglio, i giudici dovranno esaminare l’eventualità che il divieto di viaggio discrimini i musulmani in violazione della Costituzione Statunitense, come hanno giudicato in precedenza i tribunali inferiori.

Questo, in realtà rappresenta solo l’ultimo tentativo della lotta legale in corso sull’applicazione di quest’ordine esecutivo che ha impedito ai viaggiatori provenienti da Iran, Siria, Libia, Somalia, Sudan e Yemen l’accesso per 90 giorni. Trump, in passate dichiarazioni ha sostenuto che il divieto fosse necessario per prevenire attacchi terroristici, come già spiegato in precedenza. Lo stesso ordine ha incluso un divieto di 120 giorni sui rifugiati; entrambi gli ordini sono stati bloccati dai tribunali inferiori.

 Attualmente si stima che, da quando l’ordine esecutivo del Muslim Ban è stato firmato, più di 700 viaggiatori siano stati arrestati con un Ordine nazionale di arresto temporaneo (che rientra in un particolare tipo di ingiunzione prevista dall’ordinamento giudiziario americano e denominata TRO), e fino a 60.000 visti sono stati “provvisoriamente revocati”.
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