Cinema

Diario di Tonnara: Recensione del documentario tra sogno e realtà

Il genere documentaristico italiano trova nuova linfa con Diario di Tonnara, film d’esordio per Giovanni Zoppeddu su un mondo ormai quasi estinto: quello dei pescatori del tonno. Come tanti mestieri con riti e tempi ancestrali, anche quello di questi pescatori merita di essere raccontato a metà tra nostalgia e fierezza delle radici. 

Indirettamente Diario di Tonnara è anche uno scorcio sulle società e il modo di vivere di alcuni pescatori siciliani, esattamente di Bonagia, che tramandano di generazione in generazione un mestiere che – seppur quasi estinto – resiste stoicamente alla concorrenza industriale.

Diario di Tonnara recensione

Prima grandi lattine con il tonno fresco all’interno, oggi le piccole confezioni di tonno in scatola che tutti conosciamo, accomunati da una tradizione centenaria di fatica, totale dedizione al lavoro e al mare che ne decide la vita o la morte.

Il documentario unisce perlomeno tre piani narrativi collegati da una voce paterna e introduttiva che racconta tutti gli eventi mostrati, come se stesse leggendo un diario. Il primo è nel presente ed è quello della speranza; girato quasi interamente in mare, mostra la comunità decimata dei pescatori di tonno che continua a praticare il mestiere dei padri, nonostante non credano ai riti propiziatori e religiosi che ne scandivano la vita in passato.

La seconda è quella d’archivio. In Diario di Tonnara sono presenti lunghi frammenti di documentari passati che raccontano la storia dei tempi d’oro della pesca. Nel bel mezzo del Novecento, mentre l’Italia correva spedita verso la conversione industriale, grandi comunità erano ancora a contatto con la natura e le sue bizze, con il villaggio osservava speranzoso alle loro spalle. Un’ambientazione quasi neorealista percorre il secondo piano narrativo.

Diario di tonnara recensione

Il paragone tra passato e presente è fortissimo e riesce a colpire anche chi non ha vissuto quell’epoca. Detti e proverbi in siciliano stretto, preghiere e idolatrie, accompagnati da un’ottima colonna sonora.

Il terzo, che appare verso la fine del film, è quello “onirico”. Lunghi inserti, sia in bianco e nero sia a colori, riportano ad uno scenario degno di un film di Jodorowsky dove la magia si fonde alla cultura umana. Vengono mostrate, probabilmente senza una stretta connessione logica, teatri delle marionette, burattini, bambole in legno.

Diario di Tonnara: l’incontro tra microcosmo e macrocosmo

Un altro aspetto interessante del film è l’incontro, anticipato dalle suggestioni e poi reso didascalico, tra macrocosmo e microcosmo. Il grande mistero del mondo, e del mare, e della lava unito a semplici vite di cui non rimane traccia nella storia. Pescatori, rais il quale ricordo scompare nel giro di un paio di generazioni, un po’ come le onde del mare o i turbini della natura.

L’uomo, in Diario di Tonnara, è nel suo stato più “liquido” e ancestrale vivendo a stretto contatto con la natura e pregandola con miti e superstizioni di poter passare la giornata. Molto belli anche gli aneddoti proposti dalla voce narrante: storie senza tempo che ricordano le vicende di capolavori di letteratura come I Malavoglia o Gente in Aspromonte. 

Zoppeddu, quindi, riesce a integrare storia ad attualità proponendoci un documentario che non è solo fredda osservazione della realtà ma anche sogno e speranza.

Voto: 4/5

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Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia e Culture Globali presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.
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