Cronaca

Imane Fadil: morta avvelenata teste processo Ruby Rubacuori contro Berlusconi

Avvelenata da un mix di sostanze radioattive che avrebbe ingerito, o con un cocktail o con del cibo. È questo che raccontano le cartelle cliniche sequestrate all’ospedale Humanitas di Rozzano, subito dopo la morte di Imane Fadil, 34 anni, marocchina, teste chiave nel processo contro Silvio Berlusconi per il caso di Ruby Rubacuori e le serate hot del bunga bunga.

Imane Fadil: avvelenata

Fadil si è sentita mala a casa di un amico, presso cui viveva, a gennaio e poi il 29 di quel mese era stata ricoverata all’Humanitas di Rozzano, prima in terapia intensiva e poi in rianimazione. La giovane, già prima del ricovero, stando a quanto ha spiegato il procuratore Greco, accusava sintomi tipici da avvelenamento come mal di pancia, gonfiore e dolori al ventre. Durante l’agonia, la ragazza è rimasta “lucida e vigile” quasi fino alla fine.

Imane Fadil: i suoi racconti delle serate di Arcore

Imane Fadil fu tra le prime a parlare del ‘bunga bunga’ nella villa di Arcore, mentre altre ragazze sostenevano la versione delle «cene eleganti». Varcò la soglia di Villa San Martino quando aveva poco più di 25 anni e Berlusconi era all’apice del potere. Partecipò a otto cene, destinate a cambiare la sua vita. «Ero disperata, lavoravo poco e ambivo a incarichi importanti», aveva spiegato ai pm la modella originaria del Marocco. Aveva chiesto un risarcimento per il «forte dolore psicofisico, non ero uscita di casa per mesi, ho vissuto con le tapparelle abbassate per non essere spiata, non ho dormito perché mi chiamavano ‘ragazza di Berlusconi’, ho denunciato un sistema prostitutivo e non sono stata ascoltata».

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