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USA contro Iran, Trump potrebbe revocare patto sul nucleare

Gli Stati Uniti si dimostrano sempre più interventisti in materia di terrorismo e nucleare. Come in un remake di epoca passata, le priorità del presidente Trump in politica estera sono diventate nette. Ad essere coinvolto nell’occhio del ciclone questa volta è l’Iran, già pubblicamente accusato di nascondere ed addestrare uomini per il terrorismo internazionale.

Durante l’attesissimo discorso sulle strategie estere USA il Presidente ha paventato l’ipotesi di sospendere l’accordo tra i due paesi siglato da Obama nel 2015. L’accordo era di reciproco scambio: sospendere le sanzioni economiche all’Iran in cambio di una denuclearizzazione fino al 2025.

Trump ha accusato i vertici iraniani di non aver tenuto fede al patto e di aver ricominciato i test. “La possibilità di uscire dall’isolamento vuol dire per l’Iran avere soldi da investire nel finanziamento del terrorismo – questa l’accusa – Mentre si accelerava sull’acquisizione dell’arma nucleare. A cosa è servito quell’accordo se ha fermato la macchina del nucleare iraniano solo temporaneamente?”.

In particolare si accusano gli iraniani di non aver permesso ispezioni internazionali e, accusa ancor più grave, di collaborare con il regime nordcoreano di Kim Jong-Un. L’accusa non convince l’agenzia internazionale per il nucleare che dichiara la situazione “normale”.

Iran, “in caso di sospensione accordo, ci sarà riarmo nucleare”

Le posizioni di Rouhani erano chiare già dal momento del discorso di Trump dinanzi all’assemblea delle Nazioni Unite. Basta una piccola minaccia per mandare a monte le trattative del 2015, l’Iran inoltre non sarebbe disposto a rinegoziare un accordo. Bisogna ricordare, infatti, che anche UE, Russia e Cina patrocinano l’accordo e le stesse potenze non sono interessate a revocare i termini. Proprio in serata l’annuncio del portavoce di Angela Merkel che ha ribadito la volontà tedesca di proseguire nella collaborazione.

L’accordo però, non è stato ancora revocato, ma il Congresso statunitense è stato messo per così dire “in preallarme”. In pratica con l’atto formale di quest’oggi Trump non si porrà più come garante tra i due stati, quindi la decisione finale spetterà all’assemblea. Contrari alla revoca anche esponenti della cerchia del Presidente americano come Rex Tillerson, attualmente segretario di stato ed attualmente ai ferri corti con la presidenza.

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Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia e Culture Globali presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.
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