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Riforma pensioni, perché a pagare sarebbero i giovani

Questo matrimonio non s’ha da fare” è la celeberrima frase che Manzoni mette in bocca ai Bravi di Don Rodrigo per evitare le nozze tra Renzo e Lucia. Citazione che potrebbe andare a braccetto con gli ultimi eventi nella formazione del nuovo governo M5S e Lega dove non c’è accordo su punti chiavi come sicurezza, immigrazione, Europa e soprattutto Premier. Il colpo a sorpresa è la riabilitazione del Cavaliere, Silvio Berlusconi, ai pubblici uffici e dunque di nuovo candidabile che sposta gli equilibri in campo. Infine ci sono quei punti in comune del contratto che avvicinano i due leader: sanità, lavoro, flat tax, reddito di cittadinanza, pensioni.

Quest’ultima è stata una delle promesse elettorali più sostenute, e dibattute, durante la campagna: abolire la Fornero? Rivedere la Fornero? Si, no, forse, meglio abbassare l’età, meglio rivedere i contributi. Tutte idee, tutte supposizioni, di un governo che al momento non sembra nascere, ma che probabilmente nascerà e proverà a rispettare quel contratto.

Quota 100 

La domanda che sorge spontanea, vedendo le due forze in campo e il bacino di voti, è: superare la Fornero e sostituirla con cosa? Presto si è fatto largo la nuova riforma pensata per le pensioni: quota 100. Per andare in pensione, qualora questa riforma venisse attuata, sarà necessario sommare l’età anagrafica e gli anni contributivi versati e raggiungere il fantomatico 100. Ad esempio si potrebbe andare in pensione con 62 anni e 38 di contributi oppure 59 anni e 41 di contributi.

Un bel miglioramento rispetto a oggi dato che un lavoratore per andare in pensione dovrebbe raggiungere 67 anni d’età o 41 anni di contributi, dunque niente quote. Calcolando gli anni d’età e di contribuzioni attuali all’interno della riforma Quota 100, scopriamo come una persona che ha iniziato il suo percorso lavorativo a 18 anni e abbia versato sempre i contributi andrà in pensione anticipata a 61 anni, dopo aver versato 43 anni di contributi, ossia quota 104. La pensione di vecchiaia invece scende a 87 anni se in quanto è sufficiente avere 67 anni e almeno 20 di contributi.

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Di conseguenza Quota 100 aiuterebbe ad andare in pensione anticipata, ma sfavorirebbe la pensione di vecchiaia. A rimetterci in questo caso sarebbero le donne, per le quali la pensione di vecchiaia è l’unico sostentamento, mentre l’uomo favorirebbe della pensione anticipata. Naturalmente, come tutte le riforme, anche questa ha un costo ed è lecito chiedersi quale.

A pagare saranno i giovani

Reperire tutti i fondi necessari per la riforma 100 sarebbe complesso, ma il potenziale governo ha studiato già dove reperire le coperture economiche per superare la legge Fornero. I primi tagli saranno proprio sulle, già misere, pensioni di vecchiaia, qualora Quota 100 venisse applicata a tutti o se il requisito dei 20 anni venisse aumentato. Se invece il finanziamento avverrà in deficit, come probabilmente succederà, oppure aumentando i contributi previdenziali, saranno i giovani a dover pagare il debito e questo potrebbe estendersi anche alle future generazioni.

Dunque la riforma Quota 100 ha un duplice aspetto: se da un lato favorisce la pensione anticipata e il ricambio nelle pubbliche amministrazioni, a vantaggio soprattutto maschile, dall’altro danneggia donne e giovani che si troverebbero a pagare il prezzo più alto. Di conseguenza, qualora questo matrimonio “s’ha da fare” il solo reddito non sarà sufficiente più a nessuno, perché la carta vincente sarà l’addizione che farà il totale.

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